Tra meno di un mese, il 2 agosto alle 10.25, saranno quarant’anni. La bomba nella sala d’aspetto di seconda classe, un’ala della stazione che salta per aria, 85 morti e 200 feriti, la strage fascista più terribile di sempre. A poco più di un mese di distanza dall’abbattimento del Dc9 nel cielo di Ustica, due anni dopo l’assassinio di Aldo Moro. Il compimento delle trame eversive d’Oltreoceano, della P2 e dei Servizi deviati che hanno cambiato la storia dell’Italia. Bologna non dimentica. Aspetta e vive quel rito. Da quarant’anni va in ferie il 3 di agosto. E continua a chiedere verità sui mandanti e giustizia piena per le vittime.
Quest’anno quel rito è a rischio per la pandemia e le norme anti-Covid. Pare che la Prefettura non voglia autorizzare il corteo lungo la via Indipendenza che collega Palazzo d’Accursio, sede del Comune, alla Stazione e la commemorazione delle vittime in piazza Medaglie d’Oro, nello spiazzo sotto l’orologio che segna ancora le 10.25. Le istituzioni locali stanno pensando a iniziative alternative, in particolare alla commemorazione in Piazza Maggiore, con ingresso contingentato per mille persone sul Crescentone davanti al palco e al maxischermo dove da stasera comincerà la rassegna estiva Cinema sotto le stelle. L’associazione dei famigliari delle vittime si riunirà lunedì per prendere una posizione sulle modalità della cerimonia.
Posto che la decisione spetta alle istituzioni e ai famigliari, io penso che sarebbe un errore rinunciare al corteo lungo via Indipendenza e alla commemorazione in piazza Medaglie d’Oro. E’ vero che altre cerimonie, da quelle del 25 aprile a quelle del 2 giugno, quest’anno non si sono svolte o sono state solo simboliche. Tutti abbiamo negli occhi l’immagine del Presidente Mattarella solo davanti all’altare della Patria, a Roma. Ma ora la situazione è diversa rispetto ai mesi scorsi. Ora il Paese è ripartito, ha riaperto tutto e a volte anche di più, soprattutto in Emilia-Romagna: bar, ristoranti, cinema, teatri, parchi, impianti sportivi; dagli assembramenti nei luoghi della movida ai giochi di società nei centri anziani; dal riempimento di autobus e treni ai grandi parchi divertimento; dalle spiagge affollate alle notti rosa.
Governo e Regione sono stati anche criticati per gli eccessi nelle riaperture. Molti hanno inteso i messaggi di Conte e Bonaccini come un “tana liberi tutti”, come se il virus fosse stato dichiarato “socialmente morto”. Ma al di là delle opinioni di ciascuno, è oggettivamente difficile comprendere come si possa dire sì alle notti rosa, non contrastare adeguatamente le “movide”, poi vietare il corteo e la manifestazione del 2 agosto. Non è un giorno come gli altri. Quest’anno, nel quarantennale, ancora di più. E già stato deciso che la stazione di Bologna verrà intitolata alle vittime della strage: la manifestazione potrebbe essere l’occasione per farlo insieme. Si potrebbe organizzare il corteo con le dovute misure di distanziamento, per poi, semmai, limitare gli accessi al piazzale di fronte alla stazione, o comunque garantendo accessi con distanze e mascherine.
Penso che se si rinuncerà al corteo e alla commemorazione davanti alla stazione si perderà un’occasione. Sono convinto che chi quel giorno vorrebbe far sentire la sua vicinanza ai famigliari delle vittime e essere lì per chiedere verità e giustizia, lo farebbe nel rispetto delle regole, in sicurezza. Sono convinto che Bologna darebbe una bella prova di civismo. Che manderebbe un esempio e questo un messaggio a tutta l’Italia: si può convivere col virus, si può tornare in piazza, e anche manifestare, senza fare come i fascioleghisti a Roma.
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