La Torre, che ha come modello la Barcellona di Ada Colau, non lesina attacchi al Pd e all’attuale sindaco della città, Virginio Merola. Parlando della sua candidatura ha detto: “Potrei dirvi me l’hanno chiesto in tanti ma la verità è che me lo chiede una voce dentro. Renzo Imbeni diceva: se la politica non la fai tu, qualcun altro la farà per te”.
“Correrò solo Correrò solo se ci saranno delle primarie di coalizione — avvisa l’avvocata — già sono una minoranza, fare anche una battaglia minoritaria non mi interessa». Il suo rapporto col Pd? “In questo momento con tutti i partiti potrei definirmi una separata in casa. Non mi interessano i bastardi, i bastardini o i golden boys, l’unica alleanza che mi piacerebbe stringere è coi cittadini e le cittadine di Bologna. Mi fa sorridere quando il sindaco Merola parla di meticciato, poi fa il rimpasto di giunta e segue pari pari la logica delle correnti. Dare ricette è facile, il difficile è cambiare”.
La Torre ha un’occhio di riguardo per i diritti civili della comunità Lgbtqui+, ma non vuole passare “come la candidata di un mondo o di un movimento, sono anni che ho capito il valore della trasversalità, delle intersezioni. Io domenica vado in piazza a Roma con Aboubakar Soumahoro in difesa dei braccianti, degli invisibili. La vera sfida per me è conoscere quello che mi è lontano. Per esempio sono curiosa di sapere perché tanta gente a Bologna ha votato Lega o Fratelli d’Italia: io penso che li abbiano votati perché esistevano dei candidati che li ascoltavano più di altri, e questo vuol dire che quello che le persone vogliono è ascolto, vicinanza, prossimità, essere incontrate”.
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