MeloSushi è una catena forlivese di takeaway di cucina giapponese, è entrata nel mirino di Hella Network, un collettivo di un migliaio di professionisti del settore pubblicitari o, fondato da Flavia Brevi, che si batte per la parità di genere e contro l’uso distorto del corpo femminile nelle pubblicità. Lo racconta Matteo Bondi sul Resto del Carlino: “C’è uno squallido gioco di parole – dice la portavoce Ella Marciello, torinese 40enne –. E il logo di una bocca di donna, aperta e con la lingua fuori, è veramente inaccettabile in quanto allude al sesso orale”.
Per questo motivo, spiega, hanno deciso di agire contro l’attività con sede in viale Due Giugno a Forlì: “Abbiamo segnalato l’insegna all’agenzia pubblicitaria italiana. E’ inaccettabile che nel 2020, in questo momento storico in cui ancora la parità di genere è ben lungi dall’essere realizzata, passi il messaggio che lega l’immagine a una prestazione di tipo sessuale”. Nel mirino anche il menù: “Ci sono pietanze come ‘Mela dai’, ‘Lato b’. ‘Sudo ma godo’; ma non solo, organizzano anche eventi dal titolo ‘Sushiamelo sotto le stelle’. Siamo stanche come donne, ma anche come professioniste di questo settore, di messaggi del genere che sviliscono le donne. Questo nella comunicazione non dovrebbe essere più permesso”.
L’azienda, spiega, rischia dalla semplice rimozione del messaggio all’ammenda. “L’azienda si è sottratta al confronto pubblico, mandandomi messaggi in privato. In certe situazioni, basterebbe ammettere di aver sbagliato e chiedere scusa, invece di tirare in ballo le persone che lavorano nell’azienda, le famiglie che si affidano allo stipendio. Nella vita si può sbagliare, poi si mettono a posto le cose e si va avanti”.
Il titolare Nicola Zaccarelli, meldolese, ha replicato invece sul Carlino: “Il nome MeloSushi viene da una frase in dialetto, che mi è venuta quando cercavo il nome per il locale. Era ‘me e lo’ andèn a magner e Sushi’, che significa ‘io e lui andiamo a mangiare il Sushi”. ‘Melo’ vorrebbe dire, insomma, ‘io e lui’ in dialetto romagnolo. E la bocca raffigurata nel logo? “Non è una bocca femminile. E’ una bocca generica, disegnata e non fotografata, che rimanda all’esperienza sensoriale, al gusto dei pezzi di sushi appoggiati sulla lingua. Non ci vedo nessun sessismo”.
Per quanto riguarda i nomi nel menù, c’è un riferimento al sesso? “Neanche tanto. ‘Mela dai’ è fatto con la mela. ‘Sudo ma godo’ è molto piccante”. Ma soprattutto Zaccarelli sottolinea: “Siamo un’azienda seria, abbiamo con noi anche lavoratrici. E ci siamo espansi perché ci mettiamo impegno e qualità”. MeloSushi era stato inaugurato in autunno, ha già aperto anche a Faenza e Milano Marittima. E lunedì 13 luglio apre anche a Casalecchio di Reno.