Dopo 86 anni, Santa Sofia celebra la preghiera del venerdì, nel primo giorno in cui è tornata moschea per volere del Presidente Erdogan che l’ha definito “un sogno d’infanzia diventato realtà”.
Prevista una cerimonia imponente, orchestrata dal governo di Erdogan che sfrutta la religione per consolidare il potere del Sultano: 17.000 agenti delle forze di sicurezza, strade chiuse, mezzi pubblici sospesi, aree di preghiera separate per uomini e donne, predisposte anche nella piazza Sultanahmet, con punti ristoro per i fedeli e punti di igiene con distribuzione di disinfettanti, maschere e tappetini monouso.
Per Santa Sofia sono stati scelti tre imam e cinque muezzin e per oggi, oltre ai fedeli ammessi all’interno, circa un migliaio, sono state allestite all’esterno aree dedicate per uomini e donne che vogliono partecipare al rito. Coperte le icone cristiane all’interno del sito, le autorità hanno raccomandato a tutti di indossare la mascherina e hanno chiesto “pazienza”.
Santa Sofia è stata basilica cristiana per 916 anni, per poi diventare moschea in seguito alla conquista di Costantinopoli da parte delle truppe ottomane nel 1453, prima di essere convertita in museo tra il 1934 e il 1935 per volere del padre della repubblica turca, Mustafa Kemal Ataturk. Erdogan ha invitato anche Papa Francesco, che però non ha nascosto la sua contrarietà per la trasformazione dell’ex basilica cristiana in moschea.
Santa Sofia è di nuovo moschea: oggi la prima preghiera del venerdì
Prevista una cerimonia imponente, orchestrata dal governo di Erdogan che sfrutta la religione per consolidare il potere del Sultano
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24 Luglio 2020 - 07.33
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