Era il 5 ottobre 2018 quando a Verona si votava la mozione anti-aborto a firma del consigliere Lega nord Alberto Zelger, mozione che prevedeva anche un impegno finanziario nei confronti di associazioni e progetti che operano nel territorio del Comune di Verona. Nonostante le proteste messe in scena nell’aula del Consiglio comunale dalle associazioni femministe (poi fatte allontanare dall’aula), la mozione passò con 21 voti favorevoli e 6 contrari. E la foto sopra diventò simbolo delle politiche nemiche delle donne che l’amministrazione di estrema destra stava portando avanti.
Oltre a finanziare le associazioni anti abortiste, l’atto impegnava anche Giunta a promuovere il progetto regionale ‘culla segreta’, stampando e diffondendo i suoi manifesti pubblicitari nelle Circoscrizioni e in tutti gli spazi comunali. Infine a proclamare ufficialmente Verona ‘città a favore della vita’”.
Con questo slogan ancora una volta si criminalizzava chi sceglieva legalmente di interrompere la gravidanza. Come sempre la destra nel mondo finge di dimenticare che gli aiuti effettivi per diminuire gli aborti non arrivano attraverso il finanziamento di associazioni antiabortiste ma attarverso strutture adeguate per la piena applicazione della legge 194, con programmi educativi per il controllo delle nascite e della fertilità, con l’implementazione delle case d’accoglienza, con un adeguato supporto per le situazioni di fragilità. In una parola, col welfare. Parola che non sembra più di moda.
Verona ha ribadito la sua linea due settimane fa quando il consiglio comunale ha approvato la mozione 1527 (il documento) proposta dal consigliere Andrea Bacciga (con i colleghi Vito Comencini, Anna Grassi, Roberto Simeoni, Alberto Zelger, Rosario Russo e Paola Bressan) che impegna l’amministrazione ad appoggiare la posizione della Cei che si è espressa in modo critico sulla proposta di inasprimento delle pene nei casi di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. Ovvero contro il disegno di legge sulla omotransfobia promosso del deputato Pd Alessandro Zan, in discussione in Parlamento.
Il consigliere Bacciga ha esultato e argomentato la propria mozione sostenendo che «un omosessuale dovrebbe risentirsi a ricevere un trattamento speciale, come “categoria” da proteggere. E perché una qualsiasi persona con problemi fisici, vittima di insulti o di violenze fisiche, non dovrebbe ricevere la stessa tutela di un omosessuale? Ogni discriminazione o forma di violenza deve essere fermamente punita e condannata in egual misura. Ma ciò che mira questa legge è semplicemente vietare un giorno anche solo di parlare di famiglia, composta da uomo e donna, perché sarà considerato omofobo».
A supportare la mozione di Bacciga e contro il disegno di legge nazionale ci sono sempre loro, le Sentinelle in piedi che in tutta Italia hanno manifestato contro una legge che aggiunge una aggravante quando l’aggressione fisica o verbale ha connotati misogini e omofobi.
Verona sta diventando una piccola Varsavia d’Italia. In Polonia infatti da anni la destra guidata da Andrzej Duda, che ha rivinto nei giorni scorsi le elezioni, sta lavorando assiduamente per far tornare le donne sottomesse nella società polacca.
Lunedì il governo di Varsavia comincerà il processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).
Lo ha annunciato oggi il ministro guardasigilli Zbigniew Ziobro. In conferenza stampa Ziobro ha spiegato che secondo lui la Convenzione, varata nel 2011 e firmata dalla Polonia un anno dopo, contiene “concetti ideologici” non condivisi dall’attuale esecutivo polacco, fra cui quello sul sesso “socio-culturale” in opposizione al sesso “biologico”. Ziobro ha assicurato che la legge polacca in vigore tutela “in modo esemplare” i diritti delle donne e risponde cosi a tutte le esigenze imposte dalla Convenzione di Istanbul. Ieri contro la decisione del governo si erano svolta a Varsavia e in oltre 20 città del paese le manifestazioni delle donne polacche convinte che la decisione dell’esecutivo inciderà negativamente sulla situazione della donne sopratutto in famiglia.
Questi personaggi italiani e polacchi, ma anche ungheresi, brasiliani, hanno in comune l’essere sovranisti.
Ogni volta che in Italia si vota Giorgia Meloni o Matteo Salvini, che nel mondo vantano amici come Orban, Duda e Bolsonaro. Ricordiamoci che ci stiamo avvicinando a questo modello di società maschilista e misogina.
Si salvi chi può.