di Anna Vacchi*
Il corteo del 2 agosto è sempre stato un ordinato fiume di persone, striscioni e gonfaloni che, giunti da lontano, hanno percorso via Indipendenza per raggiungere la stazione di Bologna. A muoverlo, ogni anno, è la vicinanza alle famiglie delle vittime, che lo aprono, la volontà di testimoniare e il desiderio di avere risposte.
“Bologna non dimentica”, non può dimenticare che una bomba ha fermato la bellezza e il futuro di 85 persone che, 40 anni fa, da Bologna non sono più tornate: Bologna ha memoria, e la memoria è l’ossatura della sua storia.
Tanti, 40 anni fa, fecero quanto poterono e seppero fare per aiutare, tanti si fecero Stato “dove lo Stato non c’era”, tanti continuano a chiedere giustizia, ricercando la verità.
L’associazione dei parenti delle vittime, cui Paolo Bolognesi dà voce, affiancata negli ultimi anni dalla storica Cinzia Venturoli e dall’attore Matteo Belli, non si è mai stancata di raccontare le vite interrotte dall’esplosione.
Cӏ chi ha continuato a scavare, tra le macerie.
C’è chi cercato di togliere una polvere ostinata che copre tutto e non lascia vedere una verità di cui si ha bisogno e che ora, dopo 40 anni, si intravede.
È importante che, sotto il sole del 2 agosto, le ombre si cancellino. Il corteo colorato chiede trasparenza e candore.
Abbiamo tutti impresse le immagini delle lenzuola che coprivano i corpi sull’autobus 37, che lo scorso anno apriva il corteo e alla cui guida Algide Melloni, 40 anni fa, fece la spola tra la stazione e l’obitorio (“che cosa potevo fare se non il mio lavoro?”).
Abbiamo tutti in mente il bianco delle gerbere, che nel giorno della commemorazione contraddistinguono i parenti delle vittime.
Ora vogliamo il bianco della verità. Quello della luce, del fuoco di un impegno concreto che il corteo ha continuato ogni anno ad alimentare e che è divenuto un dovere morale.
I nomi delle vittime sono stati scritti sul marmo dell’atrio della stazione, nelle strade, nelle scuole, sono stati narrati, gridati tra la folla. Dietro ad ogni nome ormai c’è una storia che conosciamo. Il corteo ha contribuito a denunciare negli anni l’esistenza di complicità e di depistaggi, individuati dalle sentenze.
Il corteo, anche il 2 agosto 2020, vuole sfilare. Ora che la verità si intravede, più che mai.
Il corteo vuole la luce. Noi vogliamo il corteo.
*ingegnere, narratrice del Cantiere 2 agosto