Altri quattro ragazzi tra i 18 e 22 anni, partiti il 5 agosto e rientrati da Corfù il 14 agosto, sono risultati positivi al Covid-19. Lo rende noto l’Asl Roma 6, sul profilo social Salute Lazio.
Sei ragazzi di rientro da Porto Rotondo sono risultati positivi a Covid. Lo comunica la Asl Roma 1, secondo quanto riferisce l’Unità di crisi Regione Lazio. Si tratta di due gruppi distinti che hanno in comune una festa a Porto Rotondo nella giornata dell’8 agosto.
Una festa agostana in un noto locale della Costa Smeralda che si trasforma in un potenziale incubo per decine di ragazzi romani: due ragazze, giorni dopo, sono risultate positive al test del Covid, e il tam tam ha messo sull’avviso un largo giro di giovani della Capitale che in quei giorni erano in trasferta in Sardegna. E tra loro c’è chi, in attesa dell’esito del tampone, si è già autoisolato in casa. Il possibile cluster, che ha fatto scattare il contact tracing, avrebbe come epicentro Porto Rotondo, una delle località più rinomate del turismo internazionale.
E’ qui che decine di ragazzi in particolare di Roma Nord, considerata l’area abitata dalle famiglie più facoltose della città, si erano dati appuntamento per partecipare alla serata di un dj romano, prevista per la sera del 9 agosto. Alcuni dei partecipanti però si sono sentiti male e sono ricorsi ai test: alle due ragazze si sono poi aggiunti altri giovani, anch’essi positivi ai tamponi eseguiti in alcuni ospedali della Asl Roma 1. Il Dipartimento di prevenzione del Ministero della Salute ha dunque informato la Regione Sardegna, che ha avviato tamponi a tappeto.
Ma intanto sui cellulari dei ragazzi era iniziato a diffondersi un altro contagio, quello della paura. Paolo (nome di fantasia) ha 22 anni, e a quella festa del 9 agosto c’era. “Ero partito per la Sardegna con 6 amici per passare lì una settimana, dal 7 al 14 di agosto – racconta oggi all’ANSA – quella sera ho partecipato alla festa nel locale. La discoteca era all’aperto: al chiuso non possono proprio aprire. All’ingresso ci hanno misurato la temperatura, e c’era l’obbligo della mascherina. La gente ballava con la mascherina addosso. Tutto legale, insomma”. In pista tanti ragazzi di Roma, oltre ai suoi cinque amici.
“Un giro allargato”, lo definisce Paolo, in cui però naturalmente non tutti conoscono personalmente tutti. Sta di fatto che qualche giorno dopo lo chiama un amico e gli dice che due ragazze di Roma che erano a Porto Rotondo sono positive al Coronavirus. Non sono della sua comitiva ristretta e lui, infatti, non le conosce: “Neanche ricordo i nomi – spiega – né potrei essere davvero sicuro che quella sera fossero alla festa”. In ogni caso lui e i suoi amici decidono di farsi tutti il tampone. Paolo, in particolare, lo esegue al San Filippo Neri, un ospedale di Roma Nord: “Volevo essere sicuro”. E’ in attesa del risultato che dovrebbe arrivare domani. Ha fatto in fretta nonostante il Ferragosto, racconta, “perché il mio medico di base è stato molto efficiente e mi ha inviato subito la ricetta elettronica”.
Nell’attesa, insieme a due dei sei del suo gruppetto, si è auto-quarantenato per ridurre i potenziali contagi: “Un nostro amico aveva una casa libera – racconta al telefono – e ci siamo chiusi in tre qua dentro. Non volevo far rischiare la mia famiglia”. Altri sono a casa loro, isolati. Con la paura che quella vacanza in Sardegna che doveva essere indimenticabile finisca per diventarlo per tutt’altro motivo.
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