Il protocollo di sicurezza nelle scuole: cosa fare se un alunno è sintomatico
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Il protocollo di sicurezza nelle scuole: cosa fare se un alunno è sintomatico

Le indicazioni, fornite dallʼIss e dai ministeri di Istruzione e Salute, per cercare di limitare il contagio tra gli studenti.

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18 Agosto 2020 - 10.57


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Un alunno positivo al virus e scatterà la quarantena  per chi ha avuto contatti con lui nelle ultime 48 ore. Vale a dire compagni di classe e docenti. Questa è la regola fondamentale del nuovo protocollo di sicurezza per la riapertura delle strutture scolastiche. Il documento – stilato da un comitato formato da Iss, ministeri di Salute e Istruzione, fondazione Kessler, Veneto ed Emilia-Romagna – dovrebbe contenere tutte le indicazioni necessarie da seguire in caso di contagio. Sono ancora molti gli interrogativi e i condizionali a un mese dalla riapertura, ma il ministro Lucia Azzolina suona la carica: “Le scuole non vanno solo riaperte, dobbiamo anche fare in modo che non richiudano”.

Il referente Covid – Ad ogni scuola verrà chiesto di nominare un referente Covid-19, che farà da anello di congiunzione con le Asl e verrà formato sulle procedure da seguire. Al referente saranno segnalati i casi di alunni sintomatici. Inoltre, il suo compito sarà quello di controllare eventuali “assenze elevate” (sopra al 40%) di studenti in una singola classe.

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In caso di alunno sintomatico – Cosa succede se uno studente ha febbre superiore a 37.5 o presenta dei sintomi come tosse, nausea, dolori muscolari o altri? Viene avvertito il referente, che contatta i genitori e in contemporanea porta il sospetto in isolamento rispetto ai suoi compagni. A quel punto sarà cura dei genitori contattare il medico di famiglia o la Asl per effettuare il tampone.

 

Se c’è il Covid? – In caso di esito positivo, sarà sempre il referente scolastico a comunicare alla Asl di riferimento i nominativi di tutti gli studenti, professori e operatori scolastici entrati a contatto con il contagiato nelle 48 ore precedenti all’insorgere dei sintomi. Tutti i contatti “stretti” saranno obbligati a 14 giorni di quarantena e l’aula verrà sanificata. 

 

Lezioni in quarantena – Durante i 14 giorni di isolamento domiciliare obbligatorio per gli studenti di una classe, la scuola provvederà ad attivare le modalità di didattica a distanza. 

 

Il rientro – Come per gli altri casi di pazienti positivi, l’alunno sarà considerato guarito e riammesso in classe solo dopo essere risultato negativo a due tamponi consecutivi a distanza di 24 ore uno dall’altro. 

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Se il contagiato è un professore – Se a presentare i sintomi dell’infezione fosse un docente o un operatore scolastico, dovrà obbligatoriamente indossare la mascherina e allontanarsi in maniera autonoma dalla struttura scolastica. A quel punto la procedura sarà la stessa: dopo aver avvisato il medico di famiglia verrà sottoposto a tampone. In caso di esito positivo, verranno allertate tutte le persone venute in contatto con il paziente. 

 

Casi esterni alla scuola – Nell’eventualità in cui un alunno o un operatore scolastico sia tra i contatti stretti di un caso positivo all’esterno della scuola, sarà la Asl a valutare se prendere provvedimenti per l’intera classe oppure no. 

 

Con un caso positivo chiude la scuola? – Uno dei punti più discussi è la possibilità di dover chiudere l’intera struttura. Per il momento il protocollo di sicurezza non prevede questa misura. Le indicazioni fornite dagli esperti parlano di “valutazioni da fare caso per caso in base al numero di contagi, di eventuali cluster e del livello di circolazione del virus nella comunità”.

 

 

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