C’è una cosa che non vi dice nessuno. Anzi più di una.
Non ci sarà un nuovo lockdown. Sì certo. Anche oggi lo ha ribadito il ministro Speranza.
Nessuno però vi racconta cosa capita dentro una casa, quindi più spesso in una famiglia, quando c’è un positivo.
Il positivo (bambino o adulto) è messo in quarantena finché non torna “negativo”. E con lui tutta la sua famiglia. Se ha fratelli e sorelle questi non potranno andare a scuola. Genitori, mariti, mogli non potranno recarsi a lavoro né uscire per la spesa. Anche se sani saranno costretti a degli arresti domiciliari veri e propri, controllati quotidianamente dalle forze dell’ordine che chiamano a casa o suonano il campanello.
Questo dramma familiare può durare anche 28 tamponi. Come è capitato a un ragazzo che era in casa da marzo.
I ricchi che hanno altre abitazioni possono liberare le famiglie. Per tutti gli altri inizia l’incubo.
Se questi non sono impiegati ma liberi professionisti, commercianti, parrucchieri, persone che devono lavorare in presenza, non potendo recarsi al lavoro come faranno visto che il governo non ha ancora parlato di misure ad hoc per questi individui?
I ragazzi costretti a casa come studieranno? Ci sarà per loro una didattica a distanza?
Se pensavate che in 15 giorni finisce tutto per gli asintomatici, mi spiace deludervi. Due miei amici che stanno benissimo, lei è pure negativa, sono ancora in casa dopo due mesi. E questa è la normalità.
Il lockdown a turno ci sarà per tutti.
Perché o noi o chi vive con noi potrà ammalarsi e allora saranno cavoli amari.
E io vorrei che il governo pianificasse questo scenario. L’unico realistico nella convivenza col virus.