É possibile che la Sardegna si sia trasformata, in pochi giorni, da isola sicura a ‘terra di contagi’? Evidentemente è poco probabile. Ma, nella percezione di molti, questo è successo.
Raccontano tutto sull’Agi.it Per cui aumentano le richieste di test per chi torna a casa dopo una vacanza nell’isola. Ma, la ‘colpa’ dell’impennata dei casi sembra, però, essere proprio dei turisti: i vertici dell’Unità di crisi regionale del Nord Sardegna non hanno dubbi sul fatto che siano stati loro ad alimentare i focolai scoppiati soprattutto nel Nord dell’Isola.
“Il virus non era in Sardegna, è stato portato qui, dove ha attecchito, anche grazie alle discoteche”, spiega all’AGI Marcello Acciaro, responsabile dell’Unità di crisi. In questo momento, mentre l’attività è concentrata soprattutto sulla gestione dell’emergenza, si cerca anche di analizzare con precisione i percorsi del virus. L’Unità di crisi ha, di fatto, rilevato che i contagi sono avvenuti prevalentemente nei locali della movida: “E chi va in discoteca? Soprattutto le persone in vacanza”, sottolinea Acciaro. “E chi c’era al Billionaire? Turisti e dipendenti. Ma chi lavora in discoteca, alla chiusura, di solito non va a ballare altrove”.
“Le prime segnalazioni sono arrivate dalla Asl di Latina – prosegue il responsabile dell’Unità di crisi – e le ragazze romane che sono state a Porto Rotondo hanno detto di essere arrivate da Ibiza”. Con ordinanza del 12 agosto, il ministro alla Salute Roberto Speranza ha disposto l’obbligo di sottoporsi a tampone proprio per le persone in arrivo da Grecia, Croazia, Spagna o Malta. “Non dalla Sardegna”, ha ribadito Acciaro: “Se l’Isola era Covid free, come è possibile che le persone si siano contagiate qui?”.
L’ipotesi è che “ci siano stati dei gruppi che hanno partecipato alla ‘movida internazionale’, o magari siano entrati in contatto con qualcuno che è stato in Spagna o Grecia, e poi si sono trovati in discoteca dove si sono contagiati”. Perché “il virus non era qui: la Sardegna è stata contaminata. I sardi contagiati – ha sottolineato il responsabile dell’Unità di crisi – sono quasi tutti operatori del turismo: i ‘problemi’ sono riconducibili alle discoteche, non ai supermercati”.
I numeri confermano che la Sardegna era stata toccata in maniera solo marginale dall’emergenza. Solo per citarne alcuni, un mese e mezzo fa, il 10 luglio, il bollettino dell’Unità di crisi indicava 1.372 casi accertato da inizio emergenza, 1.223 pazienti guariti, tre in ospedale (nessuno in terapia intensiva) e 7 in isolamento domiciliare con un solo nuovo contagio nella Città metropolitana di Cagliari. Il 18 luglio, ancora un solo caso accertato nel Sud Sardegna. Il 25 luglio tre casi del Sassarese e il primo agosto quattro persone (della stessa famiglia) rientrate dalla Spagna nel Sud Sardegna, oltre a un migrante. Tre casi il 7 agosto, due nella Città metropolitana di Cagliari e uno nel Sud Sardegna. Sempre nel Cagliaritano, l’unico nuovo caso del 12 agosto. Dopo Ferragosto i contagi iniziano ad aumentare. Il 18 agosto 12 nuovi casi, diventati 37 il giorno successivo e scesi di nuovo – ma comunque sempre 23 – il 20. Il dato ha poi continuato a salire: 42 casi il 21 agosto (27 nel Sassarese), 44 il 22 agosto (34 nel Sassarese) fino agli 81 del 23, di cui 56 nel Sassarese.
La Sardegna è stata messa sul ‘banco degli imputati’ attorno a Ferragosto con i casi della festa in discoteca a Porto Rotondo e del residence di Santo Stefano, a La Maddalena, contornati da quelli di diversi calciatori rientrati positivi dalle vacanze in Costa Smeralda. Sullo sfondo la polemica tra Flavio Briatore protagonista di un botta e risposta sui social con il sindaco di Arzachena, Roberto Ragnedda, dopo l’ordinanza che impone lo stop alla musica a mezzanotte. Ma neanche 24 ore dopo lo scontro, è arrivata la notizia dei circa 50 dipendenti del Billionaire finiti in autoisolamento dopo la scoperta di sei positivi tra i dipendenti el locale. È nata così un’immagine dell’isola ‘a rischio’ – anche se la zona ‘imputata’ è una piccola parte poco frequentata da sardi – che ha mandato su tutte le furie, oltre a comuni cittadini, imprenditori e politici locali e che è sfociata con la richiesta del presidente del Consiglio regionale, Michele Pais, di una riunione straordinaria dell’assemblea sarda per tutelare l’isola “contagiata e offesa”.
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