“Ma si rende conto? Ho avuto il ruolo quando ero già in pensione” – nelle parole della professoressa Paola Fortunati si percepisce tutta la sua amarezza per un sistema scolastico che non funziona. Sessantasette anni, di cui venti di precariato e due concorsi vinti, Paola si è vista arrivare una mail dall’ufficio reclutamento di Massa Carrara: “Siamo lieti di annunciarle la nomina in ruolo” – ovvero il posto fisso nell’istituto dove per anni è stata una precaria. Lei che ha dato una vita per la scuola non ha ricevuto altrettanto e ora si sente presa in giro.
“Mi sento beffata e mi dispiace per i giovani che iniziano adesso e non hanno la certezza della sistemazione della loro carriera” – in realtà i posti che sono stati assegnati in queste settimane dovevano essere dati lo scorso anno ma così non è stato. Conseguenza? Oltre alla delusione personale c’è anche una questione economica perché la prof avrebbe ottenuto una meritata qualifica e un trattamento pensionistico differente.
Un danno da “perdita di chance” questa la questione che fa più riflettere. Avere tutte le carte in regola per i riconoscimenti dovuti dopo anni di sacrificio e poi non riuscire a ottenerli per un sistema che non funziona, non è facile da accettare. “C’è una grande differenza tra la legge scritta e quella applicata dagli uomini” – direbbe ora ai suoi ragazzi la professoressa di diritto – “per me si è trasformata in un paradosso, ma il mio è solo uno dei tanti casi di un sistema che purtroppo non funziona”.