Monsignor Calogero Peri è vescovo di Caltagirone, reduce del Covid-19 da cui è fortunatamente guarito. Certo, non si aspettava che il mondo avrebbe dovuto affrontrare la piaga dei negazionisti: “Ho avuto il coronavirus, giorni e giorni con la febbre nonostante gli antibiotici, non riuscivo a stare in piedi, mi mancava il respiro. Tutto questo non era una messinscena” dice il vescovo.
“Fanno tristezza le discussioni dei negazionisti. Si è arrivati a negare la Shoah, ora quasi non mi stupisce si arrivi a negare il coronavirus ma il punto è che da questi negazionisti non ho visto argomentazioni e allora si finisce per offendere la dignità di chi ha pagato il prezzo più alto e ci ha rimesso le penne” continua.
Il vescovo, che ha visto da vicino la morte ad aprile quando è stato ricoverato per coronavirus, osserva: “Un tempo c’era l’evidenza, oggi c’è l’opinione e non ci si misura con più con la realtà. Non mi meraviglio culturalmente che si neghi tutto e il contrario di tutto. Nessuno augura loro un’esperienza drammatica ma servono argomenti, ragionamenti, esperienze, dati. La polmonite interstiziale è una realtà, come lo sono gli intubati per Covid”. Da qui l’appello del vescovo si negazionisti che sabato scenderanno in piazza come a Berlino: “Qui non serve il folklore, se vogliamo discutere delle ragioni io ci sono ma finora ho assistito solo a diatribe becere anche nei talk show”.
“Sono in gioco le nostre vite, la società – osserva il vescovo – Mi innervosisce l’idea che ci sia sempre un nemico. Il coronavirus non è una messa in scena. Se ci sono argomentazioni sono pronto a confrontarmi ma se non si riescono a supportarle, come vedo, non hanno nessun valore. E poi chiedo: siamo pronti nel caso arrivasse una seconda ondata?”.
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