“Il comitato tecnico scientifico valuta positivamente le decisioni sinora adottate dalle autorità italiane per ridurre il rischio di importazione e circolazione del nuovo Coronavirus in Italia e la specifica attenzione rivolta al mondo della scuola per le peculiarità che lo stesso presenta sul piano epidemiologico”. E’ quanto si legge nel verbale della riunione del Comitato tecnico scientifico del 7 febbraio scorso, la prima di quelle i cui verbali sono da oggi online sul sito della Protezione civile.
Il 28 febbraio confermano necessità zone rosse.
“I provvedimenti messi in atto dal governo italiano, in un rapporto di proficua collaborazione con regioni e province autonome e il fondamentale contributo delle professioni sanitarie e della protezione civile rappresentano nelle condizioni attuali un argine adeguato per il nostro Paese”, sottolineano gli esperti.
Il riferimento all’importanza di avere massima attenzione alla scuola riguarda la disposizione relativa a “bambini che frequentano i servizi educativi dell’infanzia e studenti fino alla scuola secondaria di secondo grado di ogni nazionalità che provengono negli ultimi 14 giorni da aree della Cina interessate dall’epidemia” che prevedeva che “il dirigente scolastico che venga a conoscenza dell’imminente rientro a scuola di un bambino studente proveniente dalle aree sopra identificate informa il Dipartimento di prevenzione dell’Asl di riferimento” che “si attiva contattando la famiglia” e “in presenza di un caso mette in atto una sorveglianza domiciliare attiva quotidiana”.
Nei primi giorni di marzo il ministro della Salute Roberto Speranza chiede al Comitato tecnico scientifico (Cts) un parere sull’opportunità di chiudere le scuole di ogni ordine e grado sull’intero territorio nazionale. Le risposte del Cts avanzano alcuni dubbi e perplessità su questa scelta. E’ quanto emerge dal verbale del 4 marzo del Comitato tecnico scientifico per l’emergenza coronavirus, pubblicato insieme a tutti gli altri oggi sul sito della Protezione civile, l’ultimo dei quali relativo agli incontri del 16 e del 20 luglio scorsi. Le scuole furono poi chiuse il 5 marzo.
Nel verbale del 4 marzo, il Cts elenca in alcuni punti queste perplessità. “Le scelte di chiusura dovrebbero essere proporzionali alla diffusione dell’infezione virale – scrivono i tecnici – La situazione epidemiologica del Paese è, a tutt’oggi, differenziata con Regioni e Province che hanno un elevato numero di casi (Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Savona e Pesato Urbino) e altre in cui il numero di soggetti contagiati da Sars-Cov-2 è più limitato e prevalentemente riconducibile a focolai noti”. Inoltre gli esperti evidenziano nel verbale che “la situazione epidemiologica può andare incontro a rapidi cambiamenti” e “non esistono attualmente dati che indirizzino incofutabilmente sull’utilità di chiusura delle scuole indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale. Alcuni modelli predittivi indicano che la chiusura delle scuole potrebbe garantire una limitata riduzione nella diffusione dell’infezione virale”. Infine, “vi è consenso tra gli addetti ai lavori che un’eventuale chiusura delle scuole è stimata essere efficace solo se di durata prolungata”.
Se si legge poi il verbale della riunione svolta proprio il 5 marzo, il Cts “ribadisce che il testo elaborato nella giornata di ieri (4 marzo, ndr) in riferimento alla sospensione delle attività didattiche non è in alcun modo in disaccordo con la decisione di sospensione presa dal Consiglio dei ministri”.
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