“Sono fuggito per amore, si fugge sempre per amore”. È quanto avrebbe detto Johnny Lo Zingaro ai poliziotti e agli uomini della penitenziaria quando questa mattina è stato individuato e arrestato in un casale nelle campagne della provincia di Sassari.
“Ho fatto una grossa fesseria, lo so”. Così Giuseppe Mastini, 63 anni, noto come Johnny lo zingaro”, l’ergastolo recluso nel carcere di massima sicurezza di Bancali, a Sassari, sparito dopo un permesso premio lo scorso 5 settembre, si è arreso agli uomini della Squadra mobile della Questura di Sassari che stamattina l’hanno rintracciato in un casolare delle campagne di Taniga, tra Sassari e Sorso. “Volevo proseguire liberamente la mia relazione sentimentale”, ha detto agli uomini coordinati dal dirigente Dario Mongiovì. La sua fuga è durata dieci giorni.
Quando è stato bloccato, Johnny lo Zingaro era solo, disarmato e non ha opposto resistenza. Il latitante, all’anagrafe Giuseppe Mastini, era scappato dopo un permesso premio dal carcere di Sassari lo scorso 6 settembre.
Quel giorno l’uomo doveva fare rientro in carcere a mezzogiorno, ma a Bancali non è tornato. Giuseppe Mastini, 60 anni, l’ergastolano conosciuto come Johnny lo zingaro era evaso ancora una volta. Era rinchiuso da luglio del 2017 nel carcere di massima sicurezza di Sassari, dopo la precedente evasione avvenuta il 30 giugno del 2017, dal penitenziario di Fasano (Cuneo). Anche in quella occasione era uscito, godendo del regime di semilibertà, e non aveva fatto rientro. La stessa cosa è accaduta il 6 settembre.
Mastini, il cui soprannome è legato alle sue origini sinti, ha alle spalle una lunga scia di sangue dalla fine degli anni Settanta. Il suo primo omicidio risale a quando aveva solo undici anni. Era stato coinvolto anche nell’inchiesta sulla morte di Pier Paolo Pasolini. Negli anni Ottanta aveva seminato il terrore a Roma. La sua prima evasione risale al 1987 quando, approfittando di una licenza premio, non rientrò in carcere e si rese protagonista di numerosi fatti criminali: furti, rapine, ma anche il sequestro di una ragazza Silvia Leonardi, l’omicidio della guardia giurata, Michele Giraldi, e il ferimento di un brigadiere dei carabinieri, Bruno Nolfi. Fu catturato due anni dopo.