La mattina del 26 settembre del 1944, 31 persone furono impiccate dai nazifascisti dugli alberi lungo il viale principale di Bassano del Grappa. Fu l’apice dell’operazione Piave, ordinata dal comando tedesco per eliminare le sacche di resistenza partigiana attive sul Monte Grappa. Il bilancio finale dell’operazione fu di 264 persone di cui 187 fra bruciati, fucilati e impiccati, 23 morti in combattimento, mentre dei restanti non si conosce la circostanza della loro morte dato che non tutte le salme furono ritrovate.
I nazifascisti schierarono un esercito di 10.000 soldati contro 1.200 partigiani che erano attivi sul territorio. La battaglia, ovviamente, si risolse con la vittoria dei tedeschi, e molti furono i partigiani e i civili fucilati sul posto. Alcuni furono catturati ma altri riuscirono a nascondersi. Per stanarli, fu elaborato un inganno dal vice brigadiere delle SS Karl Franz Tausch che era di stanza a Bassano del Grappa.
Tausch fece affiggere dei manifesti nei vari paesi nei dintorni spiegando che chi si fosse presentato avrebbe avuto salva la vita perché avrebbe avuto un lavoro nell’organizzazione Todt, un’impresa di costruzioni. Ingenuamente, i civili – stremati dalla guerra e dall’occupazione – ci cascarono e in 31 si presentarono quella mattina a Bassano del Grappa.
Fatti salire su un camion e sedati con un’iniezione, i 31 partigiani, uomini e donne, furono impiccati agli alberi del viale con un cavo telefonico legato al camion, che avanzando faceva sì che il cavo si stringesse sempre di più intorno al collo. I cadaveri furono lasciati appesi per 4 giorni.
Oggi quegli alberi sono ancora lì, gli stessi di allora. Su ognuno di essi, compare una targa per commemorare chi perse la vita in quel modo infame.
L'Eccidio di Bassano, 76 anni fa: in memoria dei 31 partigiani uccisi dai nazifascisti
Oggi quegli alberi sono ancora lì, gli stessi di allora. Su ognuno di essi, compare una targa per commemorare chi perse la vita in quel modo infame.
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26 Settembre 2020 - 15.28
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