"Oh, come dormono bene, queste". Una però non dormiva. Era viva. Sarà per sempre viva
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"Oh, come dormono bene, queste". Una però non dormiva. Era viva. Sarà per sempre viva

Donatella Colasanti e Rosaria Lopez furono sequestrate, stuprate e torturate per un giorno e una notte da tre giovani studenti neofascisti.

Donatella Colasanti
Donatella Colasanti
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

29 Settembre 2020 - 08.00


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È il 30 settembre 1975.

L’inferno per due ragazze proletarie inizia il 29 di 45 anni fa.
Per capire bene una storia bisogna conoscere in quale contesto è accaduta. È l’Italia del nuovo diritto di famiglia che ha finalmente ribadito quello che era in Costituzione e cioè la parità tra coniugi.
In quei mesi smettiamo di essere cose: viene abolito l’istituto della dote.
Il Pci non era mai stato così forte. A giugno aveva preso milioni di voti. Si parla di divorzio di aborto in TV, per strada, a scuola, nelle fabbriche.
Le Femministe sono ogni giorno piazza. E’ ancora una bella parola femminismo. 

Poi c’è una Fiat 127 bianca che sta rientrando a Roma, era stata per un giorno e mezzo sul litorale. Dentro ci sono tre ventenni dei Parioli. Ascoltano musica ad alto volume. L’arroganza dei lupi. L’umanità che si fa bestia.

Ridono e fanno battute macabre.
“Zitti che nel bagagliaio ci sono due morte”.
“Oh, come dormono bene, queste”.
Una però non dormiva. Era viva. Sarà per sempre viva.

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È il massacro del Circeo. 
Sui giornali leggeremo “Ragazzi della Roma bene”. Ogni volta che risentiremo questa espressione i brividi si arrampicheranno sulle schiene di mezza Italia. 

Donatella Colasanti e Rosaria Lopez furono sequestrate, stuprate e torturate per un giorno e una notte da tre giovani studenti neofascisti.
Donatella sopravvisse all’inferno fingendosi morta.
Nel 1976 affrontò un processo durissimo in cui la difesa cercò di mettere in discussione il loro ruolo di vittime. Una sentenza storica per la dignità delle donne, condannò i tre aguzzini all’ergastolo.

Come mi ha ricordato oggi la collega Luisa Ciuni: “Dobbiamo molto anche alla sua avvocatessa Tina Lagostena Bassi. Accortasi che il processo contro gli stupratori assassini stava diventando un processo alla sua assistita, mobilitò politica e stampa con denuncie e documenti. Fu il primo passo per considerare lo stupro reato contro la persona e non contro la morale. Perché se la Lopez non fosse morta rendendo omicidio il reato, della ‘semplice’ violenza carnale, delle due romane non si sarebbe più parlato. E forse non ci sarebbe neanche stata condanna”.

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Sì, era quella l’Italia che stiamo raccontando, quell’Italia che c’è anche oggi a ogni denuncia di stupro, a ogni “se l’è cercate” sulla stampa e su (alcune) sentenze. 

Disse anni dopo Donatella: “Se avessi avuto paura, quella notte sarei morta: non potevo permettermi di aver paura. Quello che mi è accaduto, va oltre lo stupro. Ma più dello strupro quello che mi duole è stata la strumentalizzazione della mia vicenda: sono sempre stata trattata da sopravvissuta e non più come persona”.

A Donatella, combattente per i diritti e la dignità delle donne, ogni donna italiana deve molto. Tutto.

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