Con 3.678 contagi in un giorno la ‘Marcia’ contro la ‘dittatura sanitaria’ è un affronto all’Italia intera
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Con 3.678 contagi in un giorno la ‘Marcia’ contro la ‘dittatura sanitaria’ è un affronto all’Italia intera

La tolleranza deve avere un limite. E con un boom di contagi e una curva che sta pericolosamente risalendo, non è ammissibile un raduno in piazza per chiedere 'il ripristino della democrazia'

La manifestazione negazionista di Roma
La manifestazione negazionista di Roma
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

7 Ottobre 2020 - 16.12


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Eccola, la seconda ondata. Esattamente come ci avevano detto. Lo avevano pronosticato i virologi, ci avevano allertato i medici, c’erano i campanelli d’allarme degli altri paesi europei dove la situazione non si è mai rilassata del tutto. Ed è puntualmente arrivata insieme alle piogge d’ottobre e stavolta non possiamo nemmeno dire che non ce l’aspettavamo.

Sia chiaro: l’Italia si è comportata bene. Tolti quegli scappati di casa dei negazionisti e i partiti delle discoteche e degli stadi aperti “perché nel resto d’Europa lo fanno” (secondo l’opinione per nulla di parte di Roberto Mancini), gli italiani hanno indossato le mascherine, hanno evitato gli assembramenti e rispettato la quarantena. Tutti, o quasi, abbiamo fatto sacrifici. Non si spiegherebbe altrimenti l’abissale differenza tra noi e la Francia, la Spagna, il Belgio, il Regno Unito. Diciamocelo ancora, che ne abbiamo bisogno: siamo stati bravi. Ma dobbiamo esserlo di più.

Cominciando, ad esempio, dall’additare come pazzi chi si ostina a non voler indossare la mascherina, chi sostiene ancora le buffonate della fase 1, come quella del Covid ucciso dalla tintarella, twittata dal sempre ottimo Davide Barillari questa mattina. E dovremmo anche, specie chi vive a Roma, al centro del Lazio che fa registrare numeri sempre più alti, condannare senza se e senza ma la ‘Marcia della Liberazione’ che andrà in scena sabato.

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Questa ‘marcia’ è un frullatore di tante anime diverse, basti leggere i loro 10 ‘comandamenti’: ci sono i no-vax (“libertà di scelta terapeutica”), ci sono i complottisti del ‘No 5G’, ci sono i no-euro (“Moneta sovrana in Stato sovrano”, addirittura il primo punto della lista), ci sono i fascisti travestiti (“ripristino della democrazia”. Questo fa particolarmente ridere, dato che è la democrazia italiana che consente loro di scendere in piazza). Si tratta di un tentativo di pescare nel mucchio, di accalappiare anime della sinistra che si sentono attratte da temi quali la fine del neoliberismo, la tassazione delle multinazionali, soldi alla sanità e alla scuola. Temi sacrosanti che è inaccettabile vedere associati al peggior complottismo, al sovranismo monetario, alla legittimazione dell’antiscienza. Inaccettabile, e pericoloso.

Perché tra questi indignati spuntano nomi conosciuti come quello di Sara Cunial, buttata fuori dal M5s perché considerata troppo anche per i loro standard. La stessa che all’altra manifestazione, quella che si limitava a raccogliere negazionisti (insieme, ancora non è ben chiaro perché, a gente vestita da prete che malediceva Papa Francesco), ha baciato l’inviato di Piazzapulita per dimostrare che il virus non esiste. E sebbene nella pagina dell’evento sia specificato l’obbligo di mascherina e da nessuna parte spunti la parola ‘no-mask’, è chiaro che intorno alla Marcia orbitano realtà che si sentono vicini alla Cunial, che della manifestazione è una delle organizzatrici.

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Possiamo dar loro il beneficio del dubbio e lasciare che manifestino? Possiamo fidarci del senso civico di chi pensa che Giuseppe Conte sia un pericoloso dittatore e confidare nel fatto che manterranno le distanze di sicurezza e indosseranno le mascherine.

No, non possiamo. La tolleranza deve avere un limite. E se tutti noi, cittadini rispettosi e civili, pur sbuffando, pur insofferenti per questo maledetto virus che non va via, rischiamo fino a 1.000 euro di multa se non indossiamo la mascherina, allora dobbiamo pretendere che queste buffonate non abbiano luogo. Per fortuna, siamo in democrazia: troveranno tanti, persino troppi modi di manifestare le loro idee. Ma non per strada, non assembrati, non con 3.600 contagi al giorno e una curva che si sta pericolosamente alzando di nuovo. Non è solo una questione di salute, ma di dignità. Nostra, dell’Italia intera.

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