Non è il caso di brindare. Né di parlare di una svolta portata a compimento. E’ l’inizio di un percorso, un buon inizio, ma che attende altre fondamentali verifiche. E’ la reazione del mondo solidale alle modifiche ai Decreti sicurezza operate dal governo Conte II. “Un piccolo passo in avanti ma è davvero troppo poco contro i decreti Salvini, un distillato di razzismo di Stato”, afferma all’Adnkronos padre Alex Zanotelli, il missionario sempre in prima linea nella difesa dei più indifesi.”Sono grato per questo piccolo passo in avanti e in discontinuità ma è ancora troppo poco”, spiega padre Zanotelli, ma, aggiunge, “siamo ancora lontani da una politica migratoria verso queste persone che non sono migranti, ma profughi e rifugiati che fuggono da guerre, violenze di ogni genere, hanno diritto all’accoglienza”, “Basterebbe leggere l’enciclica del Papa Fratelli tutti per capire quanto siamo lontani”.
“Salvare vite umane è quello che dovrebbe fare lo Stato e che non fa. E’ grave che rimanga dentro questa roba, non è tollerabile, bisogna urlarlo con forza”, aggiunge Zanotelli. “Il problema grave è che non è possibile continuare a trattenere le navi delle Ong nei porti per futili ragioni. Anche in questo periodo, tra ci il 14 e il 24 settembre, sono morte 200 persone in mare. C’è ancora una politica che non può essere accettata bisogna dirlo con chiarezza. Ancora più grave poi continuare a finanziare la Guardia Costiera libica”.
Un passo, ma il cammino è ancora lungo
“In termini generali, sebbene con tanto ritardo, apprezziamo che si sia proceduto alla revisione di norme che in molti casi erano state smentite dalla stessa magistratura, come nel caso del divieto di iscrizione anagrafica, e che si siano voluti superare i rilievi minimi espressi a suo tempo dal presidente della Repubblica”, dice . Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, commentando il testo ufficiale di modifica dei cosiddetti “decreti sicurezza”. “Valutiamo positivamente – prosegue – che, sotto il nome di ‘protezione speciale’ sia in buona parte ripristinata la protezione umanitaria per i migranti”. Amnesty apprezza “il ripristino del sistema di accoglienza Sprar da cui erano stati espulsi i richiedenti asilo. Ai richiedenti asilo viene riconosciuto il diritto di iscriversi all’anagrafe e saranno dotati di una sorta di carta di identità, riconosciuta dallo Stato italiano, valida per tre anni”. Al contrario, aggiunge, “desta molta preoccupazione la riformulazione della norma relativa alle sanzioni. Contestiamo l’idea che si debba rispettare il requisito della non violazione del codice della navigazione per non incorrere in multe e carcere”: “Salvare vite umane non dovrebbe essere considerato reato in alcuna circostanza”. Riguardo all’inasprimento delle norme per il reato di rissa e quelle sul Daspo urbano, Amnesty invita ad investire anche “sulla promozione dei valori del rispetto e della non discriminazione e sul contrasto alla cultura dell’odio sociale, più che nel solo innalzamento delle pene”.
Sulla linea di padre Zanotelli è Giorgia Linardi, la portavoce di Sea Watch, che ad Huffpost dice: “Perché introdurre multe per un illecito mai verificatosi?”. Per la portavoce di Sea Watch “il nuovo decreto non doveva essere pensato sulla base dell’impianto salviniano, noi infatti avevamo chiesto al governo di partire da basi del tutto diverse. Con Salvini erano stati fatti due passi indietro, ora è stato fatto un passo in avanti, di fatto però si rimane un passo indietro rispetto alla situazione di partenza di due governi fa, che comunque non era ottimale”. Qual è il risultato? “Si tira un sospiro di sollievo dalla situazione insostenibile creata dai decreti salviniani, soprattutto per quanto riguarda l’irregolarità”, ammette. Si amplia infatti il sistema di accoglienza, introducendo il regime di protezione speciale, ma “questo non è sufficiente in quanto non si possono prendere quei decreti come base e punto di riferimento per una nuova legislazione sull’immigrazione”. Per ciò che riguarda il soccorso in mare, “Non vengono fatti sostanziali passi in avanti nel momento in cui, lo ripeto, si mantiene il pregiudizio rispetto all’attività delle Ong”. Il rischio sanzionatorio, come dicevamo, viene sposato dal piano amministrativo a quello penale, aggiungendo quindi la garanzia dell’intervento del giudice, “tuttavia le disposizioni restano un deterrente e una limitazione di accesso alle acque territoriali nonostante non ci sia evidenza di illeciti da parte delle Ong”
Sulla stessa lunghezza d’onda è Mediterranea Saving Humans APS, piattaforma di realtà della società civile e azione non governativa fondata per monitorare il Mediterraneo e salvare chi era in difficoltà dopo che la maggior parte delle altre Ong non era più in condizione di agire a causa dei decreti sicurezza di Salvini.
Dello stesso avviso è Mediterranea Saving Humans APS, piattaforma di realtà della società civile e azione non governativa fondata per monitorare il Mediterraneo e salvare chi era in difficoltà dopo che la maggior parte delle altre Ong non era più in condizione di agire a causa dei decreti sicurezza di Salvini.
In un comunicato spiegano che con il nuovo decreto “si è optato per una modifica, e non per l’abolizione che avrebbe reso più giustizia sulla valutazione sull’obbrobrio culturale e giuridico, che erano quei decreti”.
Non tutto è da buttare. “In alcune parti – prosegue la nota – la modifica è sostanziosa: la reintroduzione della protezione umanitaria e il riavvio del dispositivo di accoglienza diffusa del sistema Sprar sono certamente buone notizie, soprattutto per le migliaia di donne, uomini e bambini migranti che forse riusciranno a stare un po’ meglio”.
Ma sul soccorso in mare, “nonostante la modifica delle multe, quasi scontata dopo le osservazioni del Presidente della Repubblica, si mantiene l’impianto secondo il quale chi salva una vita, deve stare attento alle procedure, perché altrimenti rischia fino a due anni di carcere”. Per concludere che: “E’ l’impianto politico culturale nel suo complesso che andrebbe radicalmente cambiato, a partire dallo sblocco delle navi della società civile che rimangono in porto mentre la gente continua a morire in mare”.
Per Action Aid le modifiche non segnano una discontinuità con “l’approccio securitario” delle norme Salvini. “Da segnalare subito però la perplessità sulla divisione tra rifugiati e richiedenti asilo per l’accesso ai servizi di integrazione nel sistema di accoglienza in capo ai comuni e la necessità di rivedere presto il capitolato di gara che disciplina centri governativi e straordinari, di cui vengono ripristinati i servizi (Cas)”. Per Filippo Miraglia dell’Arci un aspetto positivo della riforma c’è “la possibilità di convertire in lavoro molti permessi di soggiorno temporanei”. Per Action Aid sono ancora diversi gli aspetti fortemente critici che restano del vecchio impianto dei decreti sicurezza: “Le multe alle Ong, la criminalizzazione del soccorso in mare e l’iter che scatta al momento dell’ingresso delle persone straniere”.
“Nel nostro lavoro quotidiano abbiamo toccato con mano per quasi due anni le conseguenze dei Dl Sicurezza sulla vita di migliaia di persone. La loro tanto attesa modifica è quindi un cambiamento importante, che sembra finalmente andare nella direzione di garantire il rispetto dei diritti umani, anche se permangono diverse ombre.” E’ la posizione espressa da Emergency dopo aver appreso che, durante la seduta del 5 ottobre, il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto immigrazione che riforma i Decreti Sicurezza.
“In particolare, è importante che venga finalmente assicurata la protezione speciale a tutte le categorie vulnerabili; che diverse tipologie di permessi di soggiorni possano essere convertiti in permessi di lavoro; e che sia stato ripristinato il diritto all’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo, anche se, affinché la misura sia sufficientemente ampia e inclusiva, sarebbe auspicabile il rilascio di un permesso per ‘casi speciali’ anche a tutti coloro che negli ultimi due anni hanno perso il permesso umanitario, a causa dell’applicazione del primo decreto Salvini.
Nonostante nel decreto si ritorni a un modello di accoglienza diffusa, sulla base del precedente SPRAR, i richiedenti asilo in attesa di un verdetto delle Commissioni territoriali potranno accedere solo a un primo livello di servizi, che non comprenderà l’orientamento al lavoro e la formazione professionale.
Rimane però ancora sospeso un punto cruciale: il testo non affronta la questione dei rimpatri verso i cosiddetti ‘Paesi di origine sicuri’, una lista di 13 Paesi stilata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che include zone in cui è dimostrato che persistano persecuzioni nei confronti delle donne, delle minoranze sessuali, etniche, religiose e politiche, nonché violenze legate al fenomeno della tratta.
Infine, rimane il nodo delle multe che operano per il salvataggio in mare. Anche se nel nuovo impianto normativo chi effettua il soccorso e lo comunica immediatamente al centro di coordinamento competente e allo Stato di bandiera non incorre in divieti, nei casi di inottemperanza e di ingresso forzoso in acque territoriali l’illecito da amministrativo diventa penale. Se da un lato questa modifica assicura che sia un giudice a verificare o meno la presenza dell’illecito, permane un approccio criminalizzante nei confronti di chi realizza i soccorsi in mare.
“Nonostante questa riforma rappresenti quindi un passo in una direzione di maggior rispetto dei diritti umani, siamo ancora lontani da una riforma organica volta a gestire le migrazioni come un fenomeno strutturale e non più emergenziale o di ordine pubblico, istituendo canali legali e sicuri per l’ingresso nel nostro Paese. Serve costruire un nuovo modello, che rompa sia con la logica della legge Bossi-Fini e dei decreti Salvini, sia con l’impostazione securitaria delle politiche dell’Unione Europea, stabilendo norme per ingressi regolari e corridoi umanitari per garantire un’alternativa sicura ai viaggi organizzati dai trafficanti di essere umani”, conclude Emergency.
Esulta il Pd
Tra chi esulta per primo c’è il segretario Pd, Nicola Zingaretti, che su Twitter scrive: “I decreti propaganda/Salvini non ci sono più. Vogliamo un’Italia più umana e sicura. Un’Europa più protagonista”. Festeggia anche il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano: “Stasera i(ieri, ndr) in Italia cade un muro. Ci abbiamo messo un po’, un po’ troppo, ma ora i cosiddetti decreti sicurezza di Salvini non esistono più. Anche le parole tornano al loro posto: migrazioni, protezione, accoglienza, legalità. Avanti ancora, verso un Paese con più diritti e più umanità”. Si unisce anche il vicesegretario democratico, Andrea Orlando: “I decreti insicurezza di Salvini vanno in soffitta. Il Pd ripristina la civiltà e lo stato di diritto. Si cancella una vergogna e si riorganizza l’accoglienza per promuovere l’integrazione e garantire la sicurezza per tutti”.
Per i dem che nella maggioranza sono quelli che più hanno spinto per la modifica di quei decreti, trascinandosi un riluttante M5S, il classico bicchiere è pieno fino all’orlo.
Ma non così la vedono le Ong che i “decreti Salvini” avrebbero voluto che fossero stati aboliti del tutto. Un passo in avanti, dunque, ma l’approccio securista è tutt’altro che archiviato.