Otto mesi in ospedale: "Il Covid è un buco nero che ha risucchiato la mia vita"
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Otto mesi in ospedale: "Il Covid è un buco nero che ha risucchiato la mia vita"

Ha passato quasi nove mesi in ospedale Stefano Lancilli, di Borghetto Lodigiano, poliziotto e storico centralinista della questura di Lodi, colpito dal Covid.

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14 Ottobre 2020 - 07.29


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Ecco una storia di Covid vissuto sulla propria pelle. Ha passato quasi nove mesi in ospedale Stefano Lancilli, di Borghetto Lodigiano, poliziotto e storico centralinista della questura di Lodi, colpito dal Covid. ”È un virus duro, molto duro” spiega al ‘Corriere della sera’ il 55enne, dopo essere stato ricoverato tra un ospedale e l’altro prima per polmonite e legionella e poi per il Covid, che gli è stato diagnosticato il 4 marzo scorso, quando era ricoverato a Codogno.

Un’odissea durata per mesi, fino a quando venerdì 9 ottobre è stato dimesso dall’ospedale di Sant’ Angelo Lodigiano. Ad accoglierlo al rientro a casa c’era il questore Giovanni Di Teodoro. ”È stato lui a darmi il bentornato – racconta l’uomo – una volante mi ha scortato fino all’ingresso a sirena spiegata”. Lancilli era entrato in ospedale a novembre per una polmonite, poi ha scoperto di avere la legionella, ha passato due settimane in terapia intensiva, e in seguito è stato ricoverato a Codogno per problemi ortopedici.

In quell’ospedale l″uomo accusa i sintomi di una nuova polmonite. Cardiopatico e diabetico, non avrebbe sopportato l’intubazione. La moglie di Lancilli spiega che gli avevano dato “48 ore di vita”. “Ero quasi rassegnata a perderlo” dice. Anche lui conferma che “il mese di Covid per me è un buco nero. Non ricordo quasi nulla. Nemmeno sapevo della pandemia e del lockdown”. Ora però ne è uscito e il tampone è negativo. “Un miracolo, non vedo altre spiegazioni – sottolinea Lancilli -. Per la riabilitazione mi hanno trasferito a Sant’ Angelo Lodigiano, i muscoli completamente atrofizzati dall’allettamento obbligato, dal busto in giù non riuscivo a muovere un passo”.

Il ricovero in ospedale ha lasciato comunque dei segni. “Da quando ha messo piede in ospedale ha perso 35 chili – racconta la moglie – ha impiegato mesi anche solo per passare dal letto a una sedia. Rischiava di finire su una carrozzina per tutta la vita. E invece è riuscito a ricominciare a camminare, i medici sono stati eccezionali”. Nel frattempo, il ministero dell’Interno gli ha anticipato il pensionamento per via delle sue condizioni. “Mi mancheranno molto i colleghi, che mi sono stati davvero vicini, ma ora inizia una seconda fase della mia vita – conclude l’uomo – ho perso un anno con la mia famiglia, m’ interessa solo stare con loro e veder crescere i miei figli”.

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