A parlare del nuovo livello di allarme è il Corriere della Sera.
Palazzo Chigi al momento lo esclude, anche se all’interno dell’esecutivo una soglia è stata comunque fissata: 2.300 persone in terapia intensiva. Il governo collabora con le Regioni seguendo una strategia comune, muovendosi in base all’indice Rt delle varie aree.
L’Istituto Superiore di Sanità sugli scenari di crisi ha già individuato il livello “alto”, il peggiore, in tre settimane consecutive di Rt oltre l’1,5.
Grande preoccupazione è legata agli ospedali e alla disponibilità di posti letto e in terapia intensiva. Tra strutture che reggono e altre in affanno, l’età media delle persone con sintomi gravi, sottolinea il Corriere, si è abbassata. Ieri le persone ricoverate in terapia intensiva erano 926. Una settimana fa, il 14 ottobre, erano circa la metà, 539. È questo il dato che allarma e su questo si stanno modulando gli interventi. Con la convinzione che oltre le 2.300 persone in condizioni gravi il sistema rischi di collassare.
Si parla della chiusura di alcune attività come sale giochi, palestre e piscine. Anche se in questi giorni i controlli dei Nas hanno evidenziato il rispetto dei protocolli. Intanto potrebbe essere resa obbligatoria la misura della temperatura e lo scaglionamento degli ingressi.
Poi il capitolo centri commerciali: alcune Regioni hanno già deciso di farli rimanere chiusi durante il fine settimana. Se la curva dei positiviti continuerà a salire, il governo potrebbe estendere questa misura a tutto il territorio nazionale. Lasciando però aperti i negozi di generi alimentari e le farmacie, proprio come ha già fatto la Lombardia.
E si valuta il divieto di spostamento tra Regioni se non per comprovate esigenze di lavoro, salute o altre urgenze. Ulteriore obiettivo è far rispettare norme, in particolare quelle relative al coprifuoco che scatta alle 23 o alle 24, in maniera omogenea.
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