Dopo Toti arrivano gli abomini di Borghi: "Nella Costituzione prima viene il lavoro e poi la salute"
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Dopo Toti arrivano gli abomini di Borghi: "Nella Costituzione prima viene il lavoro e poi la salute"

Insomma, quale differenza esiste tra la destra italiana e quella brasiliana di Bolsonaro del 'tanto di qualcosa si deve pur morire'? Nessuna, e le esternazioni di questi due giorni lo dimostrano.

Claudio Borghi
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2 Novembre 2020 - 17.17


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È passato appena un giorno dall’abominio di Giovanni Toti sugli anziani “non indispensabili produttivamente” ma la destra ci tiene tantissimo a superarsi: oggi è il turno di Claudio Borghi, leghista, che è intervenuto in Aula dopo le comunicazioni di Giuseppe Conte in merito alle nuove misure per l’epidemia di Covid-19: “Signor Presidente lei ha detto che il diritto alla salute è preliminare. Come si permette di fare una scaletta dei valori costituzionali? Se guardiamo gli articoli semmai è al 32esimo posto, il diritto al lavoro invece è al quarto. E l’articolo 1 dice che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sui Dpcm”. 
“La decisione – ha proseguito Borghi – non può essere lasciata alle regioni. Perché l’assetto economico è grave e se il Governatore non ha in mano le risorse per risarcire lavoratori e imprese come fa a prendere le decisioni? Allora dategli i soldi per i ristori, non è che poi arriva lei come babbo Natale con i ristori”.
Insomma, quale differenza esiste tra la destra italiana e quella brasiliana di Bolsonaro del ‘tanto di qualcosa si deve pur morire’? Nessuna, e le esternazioni di questi due giorni lo dimostrano.
“Il collega Claudio Borghi della Lega è indubbiamente stato geniale oggi in Aula. Decenni di dibattiti tra giuristi, cittadini, decisioni delle Corti su come bilanciare tra loro i diritti, il caso Ilva col conflitto salute-lavoro, quali siano i diritti fondamentali e quali no, come limitarli in modo ragionevole, erano inutili. Si risolve tutte col criterio di precedenza numerica: ‘e per caso i numeri qualcosa contano, il diritto alla tutela della salute è al n. 32, il diritto al lavoro è al 4’. Ma sì, diamo i numeri…”. Lo sottolinea Stefano Ceccanti del Pd.

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