La preoccupazione dei medici: "Ospedali ancora sovraccarichi, non allentare le misure"
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La preoccupazione dei medici: "Ospedali ancora sovraccarichi, non allentare le misure"

Nell'ultima settimana si sono contati oltre 200 mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34 mila

Il reparto Covid del Fatebenefratelli di Roma
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27 Novembre 2020 - 13.28


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Gli ospedali sono sovraccarichi, no ad un allentamento delle restrizioni. E’ l’appello rivolto al governo da medici e dirigenti sanitari che intervengono sul rincorrersi di notizie relative a possibili riaperture, in particolare in prossimità delle festività natalizie.

“I dati degli ultimi giorni mostrano segnali di rallentamento della crescita dell’epidemia da Sars-CoV-2 – afferma in una nota unitaria l’Intersindacale della Dirigenza Medica, Sanitaria e Veterinaria – tuttavia le condizioni di sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero, con indici di occupazione delle Terapie Intensive e delle aree COVID particolarmente elevati, impongono di non allentare le misure restrittive della movimentazione sociale. Ricordiamo che nell’ultima settimana si sono contati oltre 200 mila nuovi casi e 4.980 decessi mentre i ricoveri con sintomi sono attualmente più di 34 mila”.

“Il personale sanitario, impegnato quotidianamente, 7 giorni su 7 di giorno e di notte, nella lotta contro la pandemia da Sars-CoV-2 – prosegue la nota – si trova ad affrontare criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali, che con la seconda ondata interessa tutta la penisola. Ogni allentamento delle restrizioni potrebbe, quindi, mettere a rischio tanto la vita dei pazienti affetti da COVID-19 quanto la salute dei pazienti con altre patologie, la cui prevenzione e cura rischia di essere per la seconda volta sacrificata a causa di una generale sottovalutazione del rischio della ripresa pandemica, sulla quale i medici e i dirigenti sanitari avevano lanciato tutti gli allarmi possibili già durante l’estate”.

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“Per la seconda volta gli operatori della sanità pubblica sono costretti a ulteriori sacrifici anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro”. Pur essendo chiaro che le decisioni non competono ai professionisti ma alla politica, l’Intersindacale sottolinea che è, invece, preciso compito di chi lavora in prima linea fotografare la situazione.

Soprattutto per favorire scelte informate, essendo ormai acclarato scientificamente che i tempi di insorgenza delle manifestazioni cliniche successive al contagio impattano con numeri enormi per circa un mese dalla comparsa dei focolai sul sistema ospedaliero, sin dalla sua interfaccia territoriale 118, passando per la porta di ingresso dei Pronto Soccorso, per arrivare ai reparti Covid e fino all’ultima frontiera delle Rianimazioni.

“Chiediamo al Parlamento, al Governo e alle Regioni di ascoltare le decine e decine di migliaia di Colleghi – concludono le sigle dell’Intersindacale – che da mesi lavorano senza tregua nell’emergenza territoriale e negli ospedali, amareggiati per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze dell’economia, celano sottovalutazioni del rischio di una ripresa della pandemia che potrebbe sommarsi nei prossimi mesi alla diffusione stagionale dell’influenza. La politica non allenti ancora una volta la guardia”.

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