Crisanti: "Non è un Paese normale quello che parla di sci con 600 morti al giorno"
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Crisanti: "Non è un Paese normale quello che parla di sci con 600 morti al giorno"

Il direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova chiede di raggiungere un accordo europeo per evitare che le persone vadano a sciare all'estero

Andrea Crisanti
Andrea Crisanti
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1 Dicembre 2020 - 09.25


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Ha ragione da vendere, è veramente imbarazzante dover ascoltare presidenti di Regioni insistere su questo punto. “Rimango senza parole che si parli di sci con 600 morti al giorno. Andare a sciare per divertirsi sapendo che questo causerà un aumento dei contagi e dei morti? Penso che questo non sia un Paese normale”. Andrea Crisanti, direttore del laboratorio di microbiologia dell’Università di Padova, commenta in questo modo il tema delle vacanze sulla neve durante il periodo natalizio.

Interventuo alla trasmissione Buongiorno, su Sky TG24, Crisanti ha spiegato come “il problema non è l’impianto da sci, se sanifico le cabine o i sedili delle seggiovie, il problema è l’assembramento che si crea prima e dopo, la socialità che c’è, gli alberghi pieni”. E, dato che negli altri paesi non sono ancora state chiuse le piste da sci, c’è chi pensa di andare a sciare all’estero. Per questo, “bisognerebbe raggiungere un accordo europeo, servirebbe la responsabilità di altri Paesi, Svizzera, Austria, Francia, peraltro ancora toccati pesantemente”.
Crisanti, quindi, accoglie positivamente le possibili misure che il governo sta mettendo in atto per evitare che la curva possa risalire nuovamente. “Da quello che è trapelato mi sembra che le misure del Governo sono orientate al buonsenso, si cerca di fare in modo che queste feste di Natale siano un’occasione per consolidare i risultati ottenuti. È chiaro – continua Crisanti – che, se le feste di Natale e Capodanno si trasformano in un’occasione di assembramenti come durante l’estate, ricominciamo a gennaio e febbraio, è inevitabile. Più abbiamo socialità e più diamo occasione al virus di trasmettersi. C’è da bilanciare l’aspetto economico e di qualità della vita col fatto che questo si associa a maggiori ricoveri e morti”, conclude.

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