Vaccino in Russia, Burioni: "Non ha molti controlli, ma anche quello per la polio fu un azzardo"
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Vaccino in Russia, Burioni: "Non ha molti controlli, ma anche quello per la polio fu un azzardo"

Spiega Burioni: "Un altro vaccino fondamentale - quello Sabin contro la poliomielite - ebbe la prova di efficacia in una vastissima sperimentazione in Russia". 

Roberto Burioni
Roberto Burioni
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5 Dicembre 2020 - 16.47


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In Russia sono iniziate le vaccinazioni con il vaccino Sputnik ed è subito partita la polemica sul fatto che sta venendo somministrato senza molte sperimentazioni. Roberto Burioni, intervenendo sul tema, ha spiegato: “La Russia comincia a vaccinare senza evidenze di efficacia del vaccino impiegato, ma c’è un importante precedente. Un altro vaccino fondamentale – quello Sabin contro la poliomielite – ebbe la prova di efficacia in una vastissima sperimentazione in Russia”. 
“Siamo nella seconda metà degli anni 50 e negli Stati Uniti era stato già messo a punto il vaccino antipolio Salk: era stato un notevole successo, ma un incidente dovuto a una scorretta inattivazione del vaccino aveva ucciso dieci bambini e ne aveva paralizzati oltre 200, portando le autorità a una grande cautela nei confronti dello sviluppo di nuovi vaccini antipolio”, ricorda il virologo.
“Il vero nome di Albert Sabin era Abraham Saperstein. Era nato in Russia ed era emigrato con la sua famiglia negli Usa nel 1921. Sabin aveva messo a punto un vaccino attenuato, che prometteva di essere molto più efficace e somministrabile per via orale (per il Salk ci voleva un’iniezione) e l’aveva sperimentato su trenta “volontari” detenuti in una prigione dell’Ohio con buoni risultati. Ma il clima di diffidenza negli Usa non era favorevole a nuove ulteriori studi clinici. Così Sabin prese contatti con l’Unione Sovietica”.
Il Ministero della Difesa statunitense, dopo molti tentennamenti, autorizzò la spedizione del vaccino in Urss dove Sabin si recò personalmente per promuoverne l’efficacia e la sicurezza presso le autorità, continua il virologo. Poi quello che accadde lì fu una cosa impensabile altrove. La sperimentazione era diretta da un virologo molto bravo, Chumakov, che stava avendo difficoltà nell’autorizzazione dello studio da parte del ministero della sanità. Però Chumakov – a differenza dei suoi colleghi statunitensi – aveva un telefono rosso collegato direttamente con il Politburo e bastò una singola chiamata per risolvere la questione. La sperimentazione clinica poteva partire.
Nel 1959 il vaccino era stato somministrato a 10 milioni di bambini e senza alcuna volontarietà: anche se sperimentale era obbligatorio e basta, a quei tempi c’era poco da discutere. Per la fine del 1960 nell’Unione Sovietica 77 milioni (settantasette milioni) di persone sotto i vent’anni avevano ricevuto la vaccinazione, e altri 23 milioni nell’Europa dell’est. Niente braccio di controllo, niente doppio cieco, niente placebo.
“All’inizio ci fu molta perplessità sui risultati degli scienziati sovietici, ma la fine della storia la sapete: il vaccino Sabin fu approvato in tutto il mondo e ha praticamente fatto sparire la poliomielite. Una grande vittoria della scienza, ottenuta però percorrendo una strada discutibile”.

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