Durante la sua omelia e discorso alla città in occasione della solennità dell’Immacolata nella chiesa del Gesù Nuovo a Napoli il cardinale Sepe ha invitato i fedeli a rispettare tutte le norme: “Il virus ci sta facendo capire che siamo persone fragili e inconsistenti, per cui continua a seminare terrore e dolore, continua a farci contare decine e centinaia di morti ogni giorno. Il virus tenta di farci comprendere che la vita non ha valore, per cui contro questo tentativo assurdo e inaccettabile dobbiamo unirci per lottare e affermare la nostra identità e la nostra cultura, perché la vita è sacra, va difesa e salvaguardata. Ne vanno di mezzo la nostra sopravvivenza, la dignità della persona, il destino dell’intera comunità. Ecco allora l’invito, che diventa obbligo di fronte al pericolo virale incombente, a rispettare le norme”.
“Da quando questo virus si è abbattuto sull’umanità intera – ha aggiunto l’Arcivescovo di Napoli – sentiamo spesso dire che niente sarà più come prima. Ma mi domando e vi domando: è vero che niente è più come prima? Con tutti questi sacrifici, dolori, disagi e sofferenze che stiamo vivendo abbiamo imparato ad essere un po’ fratelli tutti, secondo l’invito di Papa Francesco? Si ha la sensazione o il timore che questa espressione viene detta soltanto perché ci si trova di fronte a misure restrittive delle nostre abitudini, della nostra libertà, che per taluni diventa arbitrio, delle nostre comodità. Difatti, ancora registriamo atteggiamenti di insofferenza, di intolleranza, di indifferenza, di delinquenza, di illegalità e, talvolta, anche di offesa alla persona e di odio. Per alcuni continua a prevalere l’io, mentre il virus, livellando tutti, ci invita a unirci, a sentirci noi, ad affratellarci nella condivisione del pericolo e nella ricerca di una indispensabile sinergia senza la quale non c’è vaccino che tenga, non c’è ospedale che ci accolga e ci salvi, non c’è futuro per nessuno”.
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