Questo sarà un Natale diverso – raccomandano gli esperti di tutto il mondo – perché non possiamo farci travolgere da una terza ondata pandemica, che rischia di essere la più grave di tutte, arrivati ormai ad un passo dal risolvere il problema con l’avvio della campagna vaccinale. E la scoperta della nuova variante inglese del virus, non fa che rafforzare i messaggi di prudenza. Anche la prestigiosa rivista internazionale Nature fa il punto sui rischi inerenti alla diffusione del COVID e su come si stia cercando di fronteggiarli, con una serie di interviste a opinion leader mondiali, tra i quali la professoressa Stefania Boccia, Ordinario di Igiene generale e applicata all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma, per evitare che anche il Natale 2020 diventi un evento ‘superspreader’. Gli assembramenti contribuiscono alla diffusione del virus, come dimostra anche quanto successo in Italia a febbraio. La partita Atalanta-Valencia, con i suoi 45 mila spettatori a San Siro, gli spostamenti di massa in pullman da Bergamo e i festeggiamenti di ritorno, nelle strade e nei locali della città, potrebbe aver innescato il primo epicentro della pandemia in questa zona della Lombardia. E d’altronde, l’evento che ha dato il via all’inizio alla pandemia nel mondo è stato l’esodo di 5 milioni di cinesi dalla città di Wuhan, in occasione delle festività del Nuovo Anno Lunare. Insomma, che gli eventi di massa siano pericolosi è assodato. Ma anche le riunioni tra poche persone non sono prive di rischi, anzi. Un rapporto dell’OMS dello scorso febbraio indicava che almeno in due province cinesi il virus si era propagato nell’85% dei casi all’interno delle famiglie e uno studio cinese ha stabilito che una persona infetta contagia in media il 30% dei familiari. La stagione invernale e’ la piu’ rischiosa sia perche’ il virus si diffonde piu’ facilmente per via aerea (col clima caldo e umido dell’estate le particelle virali tendono a cadere piu’ rapidamente a terra), sia perche’ la gente passa piu’ tempo al chiuso. Per questo – spiega la professoressa Boccia, autrice anche di un articolo pubblicato su Frontiers of Public Health su questo tema – è molto importante quando si sta con altre persone in una stanza, indossare la mascherina, mantenere una distanza di almeno due metri e lasciare sempre una finestra o una porta aperta per consentire un adeguata aerazione. L’aria stagnante consente al virus di restare nell’aria che respiriamo piu’ a lungo.
“Il nuovo decreto – riflette la professoressa Boccia – ci consente, anche nei giorni ‘rossi’ di raggiungere comunità chiuse come le chiese o abitazioni di parenti. Ma è necessario attenersi con grande attenzione ad una serie di raccomandazioni”.
1. La mascherina. Indossare quanto più possibile la mascherina quando ci troviamo con persone con le quali non conviviamo. Ma attenzione a indossarla correttamente: deve essere completamente aderente alla radice del naso e alla parte inferiore al mento. Va rimossa solo al momento di sedersi a tavola e, al termine del pasto, va subito indossata di nuovo.
2. Il ricambio d’aria. Quando si soggiorna in un ambiente per più di un’ora (ma questo dipende anche dalle dimensioni della stanza), l’aria comincia a ‘saturarsi’ perché ristagna all’interno. La raccomandazione di tenere aperte le finestre creando una piccola corrente è dunque il consiglio più importante, dopo quella di indossare correttamente la mascherina. Il virus si diffonde non solo per droplet ma anche per via aerea (l’aerosol che si emette parlando o peggio cantando) e, in un ambiente chiuso, come il soggiorno di casa, man mano che passa il tempo diventa sempre piu’ probabile il contagio per via aerea. Fondamentale dunque il ricambio d’aria.
3. A tavola. L’ideale durante queste vacanze sarebbe fare una breve visita ai parenti stretti per scambiarsi i doni, non per mangiare tutti insieme, perché questo aumenta il rischio di contagio. Non solo perché mentre si mangia la mascherina viene rimossa, ma anche perché non è possibile mantenere una distanza di due metri tra un commensale e l’altro. “Se non si intende rinunciare al pranzo di Natale – raccomanda la prof. Boccia – almeno mettiamo i nonni a mangiare in un’altra stanza o, se il soggiorno è molto grande, teniamoli ben distanziati dagli altri, in un tavolo separato o seduti sul divano”. 4. Il tampone rapido. Il tampone il giorno prima del pranzo di Natale non è assolutamente un lasciapassare. Ci dà una maggior probabilità di non essere portatori del virus in quel momento o di avere il virus ma ad una carica molto bassa (il tampone rapido d’altronde non è sensibile come quello molecolare). Ma dopo 24 ore, la situazione puo’ mutare radicalmente: il virus in questo lasso di tempo si puo’ essere moltiplicato e noi possiamo contagiare i nonni.
5. Lavare le mani. Prima di sederci a tavola, le mani vanno lavate molto bene con acqua e sapone liquido (assolutamente non con la saponetta) e successivamente asciugate con la carta (non utilizzare l’asciugamano degli ospiti).
6. Via dalla pazza folla. Evitare in tutti i modi i luoghi affollati; anche al supermercato, cercare di non andare nelle ore di punta. Nei giorni arancioni possiamo regalarci invece qualche bella passeggiata all’aperto, magari in mezzo al verde. La cosa migliore, anche se per molti versi la piu’ difficile, sarebbe insomma quella di starsene a casa propria durante le feste, insistono gli esperti. Pensando al più bel regalo di Natale che la ricerca potesse farci in questo terribile 2020: i vaccini anti-Covid. Il traguardo e’ vicino, ma e’ piu’ che mai importante fare questo ulteriore grande sacrificio. Sperando che sia l’ultimo della serie e che il prossimo Natale si possa finalmente tornare tutti ad una vita normale.
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