Heather Parisi si crede virologa: "Non farò il vaccino, è sperimentale e non se ne vedono gli effetti"
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Heather Parisi si crede virologa: "Non farò il vaccino, è sperimentale e non se ne vedono gli effetti"

La showgirl: "In Italia sarò additata di essere no-vax, la libertà e la tolleranza hanno ceduto il posto alla prevaricazione e alla violenza"

Heather Parisi
Heather Parisi
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24 Dicembre 2020 - 17.30


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Non si può convincere tutti che i vaccini siano cosa buona e giusta, neanche dopo mesi di sperimentazione nei laboratori.
Ognuno la può pensare come vuole, ma non è necessario che esterni sempre la sua opinione, soprattutto se la competenza sull’argomento è minore rispetto a chi ha studiato a fondo l’argomento.
La voce del dissenso proviene da Heather Parisi, con un messaggio pubblicato su Instagram.

”Io e la mia famiglia non faremo il vaccino perché è fuor di dubbio che si tratta di un vaccino sperimentale di cui non si hanno avuto modo di vedere gli effetti nel breve, nel medio e nel lungo periodo. Sono perfettamente consapevole che per questa scelta in Italia (non a Hong Kong) sarò derisa, attaccata, emarginata e che molti, in assoluta malafede, mi definiranno ‘novax’. Purtroppo, nella società di oggi, la libertà e la tolleranza hanno ceduto il posto alla prevaricazione e alla violenza. Ma se questo è il prezzo da pagare per difendere l’ennesima violazione di un diritto inviolabile, lo faccio senza esitazione”.

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”Molti mi hanno chiesto qual è la situazione del vaccino in Cina e a Hong Kong e cosa faremo io e la mia famiglia -scrive ancora la Parisi- In Cina al momento, sono state vaccinate 1 milione di persone (su 1.4 miliardi!). È prevista la vaccinazione di 50 milioni, ma la risposta della gente è molto tiepida per ammissione delle stesse autorità che non stanno forzando la mano”.

”A Hong Kong sarà disponibile forse a gennaio e forse verrà data la possibilità di scegliere quale vaccino -conclude- Io sono per la libertà vaccinale (cosìdetto consenso informato) che è un diritto riconosciuto in tutto il mondo dalla Dichiarazione di Helsinki, dalla Dichiarazione dell’Unesco, dalla Dichiarazione di Norimberga”.

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