Un anno dopo l'intervista alla coppia cinese che per prima si ammalò di Covid in Italia
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Un anno dopo l'intervista alla coppia cinese che per prima si ammalò di Covid in Italia

"Siamo stati salvati dai medici e dagli infermieri dello Spallanzani, oggi stiamo bene e viviamo la nostra vita normalmente"

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11 Gennaio 2021 - 11.32


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La seconda vita della coppia cinese ricoverata a fine gennaio 2020 all’Inmi Spallanzani di Roma, i primi casi di Covid-19 registrati in Italia, deve molto ai medici e agli infermieri dell’istituto romano dedicato alla lotta alle malattie infettive. Le prime parole di Xiangming Liu and Yamin Hu, intervistati dall’Adnkronos Salute grazie all’intermediazione della figlia Xiaochang Liu, sono per proprio per loro: “Siamo stati salvati dai medici e dagli infermieri dello Spallanzani, oggi stiamo bene e viviamo la nostra vita normalmente. Apprezziamo molto tutto ciò che l’ospedale ha fatto per noi – aggiungono – e abbiamo in programma di tornare in Italia”.

E’ passato un lungo e complicato anno da quando la notizia ‘flash’ dei due coniugi cinesi della provincia di Wuhan ‘positivi’ irrompe nelle case degli italiani il 29 gennaio quando furono soccorsi in un albergo del rione Monti al centro di Roma. La pandemia dalla lontana Wuhan era arrivata in Italia nel cuore della Capitale, generando il panico e un certo timore nei confronti della popolazione asiatica, visto che la coppia faceva parte di una comitiva che aveva girato l’Italia prima di approdare a Roma. Il coronavirus diventa l’emergenza nazionale, si chiudono i voli e la storia apre una pagina nuova, mai vissuta prima.

“Ci manca molto il tempo passato a Roma – prosegue la coppia – Siamo molto grati per l’assistenza ricevuta e preghiamo sempre per le persone che ci hanno aiutato”. Lui ingegnere biochimico e lei studiosa di scienze umanistiche, 66 e 65 anni, si trovavano in Italia per un tour turistico assieme a una comitiva di connazionali, messa in quarantena allo Spallanzani dopo il ricovero della coppia.

Il marito mostrava da subito una polmonite interstiziale bilaterale, la moglie aveva all’inizio sintomi lievi, ma entrambi si sono aggravati in poco tempo. Un lungo ricovero, fatto di crisi respiratorie e di una terapia a base di antivirali combinati e antinfiammatori. Dopo quasi tre mesi, dopo aver fatto la riabilitazione tra marzo e aprile al San Filippo Neri, vengono dimessi il 21 aprile per tornare in Cina.

Ma i giorni in Italia sono ancora vividi nei ricordi. Che posto occupa lo Spallanzani nel vostro cuore? “Abbiamo fatto una donazione all’ospedale. I medici ci hanno salvato la vita e ci hanno trattati in modo molto professionale. Da parte nostra cerchiamo sempre di dare un contributo alla ricerca quando possiamo”, risponde la coppia che a giugno ha donato all’Inmi 40mila dollari per contribuire alla ricerca sul coronavirus.

Cosa avete pensato quando è arrivata la notizia del primo vaccino disponibile? “È una buona notizia per tutti. E siamo molto felici”, rispondono. C’è un proverbio cinese che recita: ‘Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita’. Per Xiangming Liu and Yamin Hu è stato cosi. La figlia, che vive a Los Angeles (Usa), ci tiene a ringraziare anche lei lo Spallanzani e la sanità della Regione Lazio: “Voglio tornare in Italia e portare i miei figli a Roma. Agli italiani dico ‘grazie mille’!”.

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