E’ tornato a casa sua Iacopo Melio, consigliere regionale di Firenze che si batte per i diritti dei disabili: nelle scorse settimane, il 28enne era stato ricoverato dopo aver contratto il Covid-19: “Sono tornato dall’ospedale una settimana fa perché i parametri erano stabili, perciò posso continuare la terapia a casa, dove almeno psicologicamente va un po’ meglio”.
Melio racconta: “Sono ancora positivo e i sintomi continuano forti, soprattutto l’affanno, la mancanza d’aria e la conseguente stanchezza. Insomma, ci vorrà molto tempo, come per tutti. Quando va bene e c’è da star ‘contenti’. In medicina nessuno dà garanzie, non le hanno date nemmeno a me anche se è passato un mese dal primo sintomo e tre settimane da quando hanno iniziato a controllarmi. Bisogna aspettare, non ci sono altre risposte possibili ad oggi, se non quella di avere pazienza unita alla speranza di aver fatto il giro di boa”.
“Verrà il momento e il modo per parlare di tante cose e per ringraziare tantissime persone, ma nel frattempo abbraccio di cuore chi continua a pensarmi, a pregare, a inviarmi energia positiva e a preoccuparsi con affetto, soprattutto chi lo fa in modo discreto e rispettoso, senza chiedermi in continuazione come sto o dirmi cosa dovrei scrivere pubblicamente”, continua il giovane riferendosi alle persone che lo hanno contattato in questi giorni.
E prosegue: “Non tutti, purtroppo, lo hanno fatto, perché pensare che quando uno sta male abbia voglia di tenere il telefono in mano e rispondere alle chiamate, o che quando uno rischia di morire pensi a pubblicare bollettini medici per aggiornare gli altri, ci fa capire non solo quanto i social abbiano sfasato la realtà, ma anche di quanto non si abbia chiara l’importanza e la gravità di questa malattia: il Coronavirus non è un’influenza, non è un gioco, non è un’esperienza da collezionare per poterla raccontare, è un incubo fisico e mentale”.
Poi riflette: “Ci ho pensato molto prima di scrivere questo post, che poi è anche lo sfogo di una persona che sta male e ha sentito star peggio, perciò spero verrà compreso. Sarei potuto risultare antipatico o addirittura ingrato verso il mare di preoccupazione che c’è nei miei confronti, e mi dispiacerebbe molto se passasse questo messaggio (e di sicuro una persona su 700.000 lo penserà, e per questo chiedo già scusa perché non è così)”.
“Qualche giornalista, che magari ha già pronto un mio ‘coccodrillo’ da giorni, che non ha ricevuto una mia risposta alle sue chiamate mentre ero in un letto a tremare di paura, ora potrà sfogarsi con un aggiornamento strumentale e distorto, ma non mi importa come non mi sono mai importate le maschere, che non indosso nemmeno durante il dolore e lo avete visto quando ho sentito di dovermi esporre spontaneamente il giorno di Natale”, racconta con amarezza Melio.
“Mi importa di me e della mia salute psicofisica, di quella dei miei cari che stanno condividendo gli stessi problemi – continua Melio – e mi importa di chi mi vuol bene davvero e segue da anni, perché siamo dalla stessa parte e guardiamo nella stessa direzione, anche adesso. Mi importa di chi comprende le parole quanto i silenzi, che in fin dei conti anche le pause fanno bene e sono naturali, ci resettano togliendo il superfluo, e mai come in questi casi ci sarà bisogno di ripartire da zero, quando sarà il momento, rivedendo le priorità della vita e rivendicando certi spazi”.
“Ok, ‘polemica’ finita”, scrive Melio, che dimostra ancora una volta la sua forza: “Che sia il primo piccolo segno che inizio a star meglio? Battute a parte, vi mando un grande abbraccio. Ma proprio grande. E sappiate che quando riesco vi leggo tutti tutti, anche se non rispondo o metto solo un cuore, e che mi commuovete dalla bellezza. E sì, sono proprio fortunato”.
“Un’ultima cosa – chiude il post – io non ho fatto in tempo, perché la legge di Murphy è ormai il mio Karma, e chissà se e quando potrò arrivarci “pulito”… ma voi che potete: vaccinatevi, perché è fondamentale, perché è sicuro, perché negli ospedali c’è l’inferno, perché solo questo ci potrà salvare, perché sì. Fatelo anche per me. Vi voglio bene. Lo sapete, spero, ma ve lo ripeto adesso. A presto, magari senza bollettini e per parlare d’altro. A prescindere. Che sarebbe meglio”.
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