Una sola differenza ma di quelle che possono stravolgere i piani di parecchi studenti, quella che riguarda l’esame di maturità del 2021.
La maturità 2021 prende sempre più forma e, anche se in viale Trastevere non è stato deciso ancora nulla di ufficiale, gli indizi portano sempre di più verso una formula molto simile a quella d’emergenza adottata del 2020: un maxi-orale, niente prove scritte e un punteggio che si baserà più del solito sul curriculum dello studente.
L’unico vero cambiamento, semmai, dovrebbe riguardare l’accesso alla prova finale: diversamente dal ‘tutti ammessi’ dell’anno scorso a un possibile sbarramento in fase di ammissione.
Sul tavolo della ministra Azzolina, però, non manca un ‘piano b’, con un esame leggermente più strutturato.
Insomma, la partita è ancora aperta ma va chiusa a breve, come ha sottolineato lei stessa alla riunione di maggioranza con gli esponenti delle commissioni competenti di Camera e Senato.
Il momento della verità è vicino? – L’importante, per gli studenti, è che venga fatta chiarezza in tempi rapidi. Ci avviciniamo alla fine di gennaio, periodo in cui tradizionalmente vengono annunciate le materie oggetto delle prove scritte e di quelle assegnate ai commissari esterni, che dovrebbero comporre metà della commissione secondo la normativa attualmente in vigore.
Decisione che sarebbe priva di senso in caso di modifiche all’esame di Stato in stile 2020, quando si optò per soli membri interni a esclusione del presidente.
Perciò, stavolta, il consueto appuntamento per i maturandi dovrebbe essere l’occasione per sapere che l’esame classico non ci sarà per il secondo anno consecutivo.
Cosa prevede la formula del maxi-orale – La cosa quasi certa è che l’esame, viste le difficoltà incontrate dalle scuole anche quest’anno, sarà ancora una volta ‘semplificato’ per renderlo più adatto alla verifica degli apprendimenti in base alla reale situazione di ciascuna classe. Che è l’esatto opposto dell’obiettivo dell’esame tradizionale, con le sue prove scritte nazionali.
Lo scenario più realistico, come detto, vede la riproposizione di un colloquio orale sufficientemente lungo (circa 60 minuti) e con all’interno anche delle prove ‘pratiche’, per compensare l’assenza della prima e della seconda prova scritta (troppo difficili da gestire in tempi di pandemia e di norme di sicurezza).
Ovviamente, l’idea è di farlo svolgere in presenza (con le dovute accortezze), come sempre alla fine di giugno.
Anche l’articolazione del voto di maturità dovrebbe ricalcare quella dello scorso anno: la maggior parte del punteggio verrebbe attribuita al rendimento scolastico dell’ultimo triennio delle superiori (nel 2020 si poteva arrivare all’esame con un massimo di 60 crediti), il resto si giocherebbe durante l’orale (nel 2020 c’erano in ballo 40 punti).
Tornano le bocciature? – Una soluzione, questa, che è stata molto apprezzata dagli ultimi maturandi perché ha dato più peso al percorso scolastico che non alla prova d’esame finale, pur senza svilirla. Un dato che, assieme al fatto di essere già stata sperimentata, porterebbe a far pendere l’ago della bilancia verso di lei.
Quella che sicuramente verrebbe accolta con meno calore dai ragazzi è la novità che il Ministero ha in serbo per quest’anno: le bocciature.
Stavolta, infatti, non tutti gli studenti dovrebbero essere ammessi all’esame, anche di fronte a una media insufficiente (come avvenuto lo scorso anno): per accedere alla maturità si dovrà, sempre secondo le indiscrezioni, avere il via libera dal collegio docenti con un giudizio “complessivamente positivo” di quanto fatto nel corso degli anni, soprattutto l’ultimo.
Una o più insufficienze, quindi, potrebbero lo stesso non compromettere il percorso, basta che la valutazione generale sia sufficiente.
C’è chi spinge per reintrodurre almeno uno scritto – Come detto, però, il Ministero ha messo allo studio anche un’opzione alternativa. Per dare, forse, un segnale di ripresa.
All’orale, in questo caso, verrebbe aggiunta una prova scritta (anziché le classiche due) ma non si sa se, nel caso, sarebbe quella d’Italiano o la seconda prova (quella diversa a seconda degli indirizzi).
Una strada, questa, caldeggiata da alcuni pezzi della maggioranza di Governo ma che sarebbe un altro esperimento.
Il destino di Pcto e Invalsi – A prescindere dalla presenza o meno degli scritti, nel pacchetto ‘Maturità 2021’ l’aver svolto i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (Pcto, la vecchia alternanza scuola-lavoro) come l’anno scorso non dovrebbe essere requisito d’ammissione, dato che molti ragazzi a causa della pandemia non li hanno potuti fare, pur essendo comunque attività che formalmente quest’anno non sono state sospese, a differenza del periodo del lockdown.
Più incerto il destino delle prove Invalsi: anch’esse sarebbero requisito d’ammissione ma non è certo se si riusciranno a svolgere nei mesi a venire. Un buon compromesso sarebbe fare di tutto per organizzarle ma di non renderle obbligatorie per accedere all’esame.
La voce degli studenti – “Premesso che il 47% dei maturandi intervistati da Skuola.net non vorrebbe proprio svolgere l’esame – considera Daniele Grassucci, direttore e founder del portale studentesco – la soluzione del copia e incolla della Maturità 2020 in toto, dalla struttura dell’esame al voto passando per la commissione di membri interni tranne il presidente, è di sicuro l’opzione che raccoglie i maggiori consensi.”
Le parole della Ministra – Ma ormai manca poco per scoprire come andrà a finire. A rassicurare i ragazzi è la stessa Lucia Azzolina: “Dobbiamo decidere a breve, per dare certezze alle scuole e agli studenti e offrire un quadro chiaro – ha recentemente affermato la ministra dell’Istruzione – La prossima Maturità terrà conto dell’anno in corso ma dovrà essere comunque un esame completo, serio capace di offrire un quadro adeguato delle competenze degli studenti”.