Dopo 41 anni nuove indagini sull'omicidio di Valerio Verbano, ucciso dai fascisti
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Dopo 41 anni nuove indagini sull'omicidio di Valerio Verbano, ucciso dai fascisti

Il ragazzo militante di sinistra fu assassinato il 22 febbraio 1980 da tre uomini che erano entrati nella sua casa e immobilizzato i genitori: al rientro di Valerio lo uccisero sparandogli alla schiena"

Manifestazione in ricordo di Valerio Verbano
Manifestazione in ricordo di Valerio Verbano
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21 Febbraio 2021 - 11.38


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Gli autori materiali non sono mai stati trovati ma la matrice fascista fuor di dubbio, nonostante i meschini tentativi di depistaggio.
A 41 anni dal delitto l’omicidio di Valerio Verbano, il giovane militante di sinistra,  resta ancora senza colpevoli ma le indagini sulla sua morte sono ancora aperte. Era il 22 febbraio 1980 quando in via Monte Bianco, quartiere Montesacro a Roma, tre uomini coperti da un passamontagna e armati di pistola entrarono nella casa del 19enne immobilizzando i genitori in attesa del ritorno del ragazzo. Quando Valerio entrò, gli spararono alla schiena uccidendolo e fuggirono.
Dopo una prima inchiesta, chiusa nel 1989 nell’impossibilità di arrivare ai responsabili, la Procura di Roma ha riaperto le indagini nel 2011 e ora, dopo il ‘no’ del gip alla richiesta di archiviazione, è in attesa di conoscere i risultati di alcuni accertamenti: si tratta di due perizie, una grafologica su una lettera e una balistica sul proiettile trovato nel corpo di Verbano per una comparazione con quelli usati in una rapina di cui restano solo le fotografie.
 A distanza di tanti anni è ormai improbabile che la verità possa arrivare da testimonianze dirette. Una speranza che si è allontanata ancora di più dopo l’uscita di scena di una donna, Maura Raffaella Gualco, accusata di avere negato agli inquirenti di aver avuto un colloquio telefonico con un conoscente di uno dei possibili autori dell’omicidio. La sua posizione era stata stralciata dall’inchiesta e la donna ha sempre negato il colloquio. Quando è stata mandata a processo con l’accusa di favoreggiamento, qualche settimana fa, era ormai già intervenuta la prescrizione.
Il caso resta comunque aperto con l’inchiesta affidata al pm Erminio Amelio, titolare del fascicolo. E sebbene non si sia mai arrivati ai responsabili del delitto, gli inquirenti non sembrano avere dubbi sul contesto in cui avvenne l’omicidio.

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In Procura si attende l’esito della comparazione balistica fra il proiettile estratto dal corpo senza vita di Verbano e i proiettili usati da un ex Nar in una rapina alcuni mesi prima dell’omicidio. Fra le armi utilizzate per il ‘colpo’ c’era un revolver calibro 38, lo stesso tipo di proiettile utilizzato per uccidere il giovane militante di Autonomia Operaia. L’obiettivo è capire se per entrambi i fatti sia stata usata la stessa pistola.
I magistrati capitolini aspettano poi i risultati di una perizia grafologica su una lettera spedita alla Digos, forse in un tentativo di depistaggio, in cui si sosteneva che gli assassini di Verbano fossero da cercare tra gli estremisti di sinistra e che il delitto rientrasse in uno scontro interno fra comunisti. Gli inquirenti in particolare vogliono confrontare la calligrafia della lettera, datata pochi giorni dopo l’omicidio di Verbano, con le firme fatte nel 1981 dalla madre di un giovane di destra su alcuni decreti della polizia subito dopo la perquisizione della propria abitazione.
La speranza di arrivare alla verità su un omicidio avvenuto ormai 41 anni fa e rimasto ancora senza colpevoli è affidata al momento a queste due piste in mano agli inquirenti, con l’obiettivo, nonostante siano passati tanti anni da quell’omicidio, di arrivare a dare un nome agli autori di quell’efferato delitto.

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