Cose potenzialmente più letali di un vaccino AstraZeneca ovvero: come la paura annebbia il giudizio
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Cose potenzialmente più letali di un vaccino AstraZeneca ovvero: come la paura annebbia il giudizio

Ci sono migliaia di comportamenti quotidiani più rischiosi del vaccino AstraZeneca, stando ai dati attuali. E per quanto riguarda la trombosi, in Inghilterra si sono più avuti più casi in seguito a Pfizer

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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

16 Marzo 2021 - 21.05


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In un mio articolo di ieri ho fatto notare come un rischio dello 0,0006% di avere una trombosi cardiaca in seguito al vaccino AstraZeneca fosse completamente accettabile in una logica costi-benefici. Apriti cielo: a parte le illazioni (‘Il signor Cassarà parla così perché non se lo deve fare lui’, no caro signore, il vaccino lo farei anche domani se rientrassi in una delle categorie che hanno questa possibilità), una cosa mi ha colpito: il parallelo ripetuto con la roulette russa, ossia il gioco suicida per cui un proiettile viene inserito nel tamburo di una pistola e si preme il grilletto sperando di non sparare un colpo mortale.

La cosa mi sconforta, perché evidentemente anni di università della vita hanno portato a un deterioramento delle capacità logico-matematiche di base. Pensare che un rapporto 1/6 (roulette russa) sia uguale a 30/5.000.000 (Rischio trombosi post vaccino) è evidentemente il risultato di anni di abbandono della scuola pubblica.

Cercherò di essere più chiaro possibile: ogni settimana in Italia muoiono circa 12.000 persone. È chiaro che in questo numero, nel pieno di una campagna vaccinale, possa rientrare qualcuno che ha casualmente ricevuto il vaccino pochi giorni prima. È semplice probabilità. E confondere la probabilità con la statistica è qualcosa di molto pericoloso, specie se certa informazione distorce questo dato dando vita a titoli come quello comparso in molti giornali nella sera del 16 marzo: “Taranto, bus travolge e uccide 82enne: aveva appena fatto il vaccino”.

Ecco, al di là della terribile piaga del clickbait, vero cancro dell’informazione, questo è un esempio di correlazione pretestuosa. Il nesso non c’è, ma viene raccontato come se ci fosse. La paura fa il resto.

Se questa stessa narrazione venisse applicata altri ad altri campi della nostra quotidianità, l’effetto sarebbe a dir poco comico. Ad esempio: secondo i dati del 2019, ogni giorno abbiamo lo 0,008% di probabilità di morire in un incidente d’auto; Il soffocamento da cibo invece si attesta allo 0,13%; per gli incidenti domestici poi è un miracolo che siamo ancora tutti vivi: il rischio è addirittura all’8,2%. Praticamente una certezza, se ragionassimo con la stessa paura che abbiamo quando parliamo del vaccino AstraZeneca.

Eppure, non lo facciamo. Altrimenti non dovremmo più prendere la macchina, alzarci dal letto, o mangiare. Ora, passiamo a cose più serie: Nel Regno Unito, dove AstraZeneca non è stato sospeso, i casi di trombosi sono stati 45 su 11 milioni di dosi di Astra Zeneca. Per 11 milioni di Pfizer, i casi di trombosi sono stati 48. Perché Pfizer non è al centro di una campagna mediatica di disinformazione come sta succedendo per AstraZeneca?

Qui si entra nel campo delle speculazioni: una guerra commerciale? Oppure una strategia mirata degli Stati europei che stanno facendo una cordata per mettere pressione ad AstraZeneca che – questo sì – ha violato palesemente gli accordi e consegnato già per tre volte dosi in ritardo?

Questi sono retropensieri cui è bene non dare troppo adito. Ciò che invece preme è smettere di ragionare con gli occhi velati dalla paura. Non esiste, per ora, alcuna correlazione matematica, logica o scientifica tra i casi di trombosi e il vaccino AstraZeneca. E pure fossero verificati, il rischio è talmente irrisorio che a questo punto, per coerenza, dovremmo smettere di fare il bagno al mare, dove c’è 1 possibilità su 3 milioni di venire divorati da uno squalo.

La disinformazione, la paura e il desiderio di lucrare sopra la psicosi sono ciò che muovono la maggior parte dei titoli che stanno comparendo sui giornali italiani di questi giorni. Il risultato sono ritardi nella campagna vaccinale, dosi di vaccino sprecate perché rese inutilizzabili e spreco di soldi pubblici. Non parliamo neanche più dei 500 morti giornalieri, perché è chiaro che non sono più interessanti. Ma ci sono anche loro, mentre c’è chi si permette di rifiutare un vaccino.

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