Oggi sono attesi i dati del monitoraggio settimanale sull’epidemia di covid. All’appuntamento, si arriva con un ampio gruppo di regioni in zona rossa divieti e restrizioni in vigore già da almeno una settimana. L’elenco comprende Lazio, Lombardia, Campania, Molise, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto, la Provincia autonoma di Trento.
La maggior parte delle regioni sono entrate in zona rossa venerdì scorso, quando l’indice Rt era arrivato a 1.16 a livello nazionale, e sono attese da un’altra settimana -almeno- nell’area con le misure più rigide. Chi può sperare nella ‘promozione’ in zona arancione è il Molise, che sembra aver superato la fase più critica ed ha ottenuto risultati nel controllo della curva: ieri, in particolare, il bollettino ha registrato 81 contagi. In teoria, secondo le tempistiche, l’uscita dalla zona rossa sarebbe ipotizzabile per la Campania, in rosso già da 15 giorni: i dati però non fanno apparire l’ipotesi praticabile. Punta a rimanere in zona arancione la Toscana, già caratterizzata da zone rosse a livello provinciale. Decisivi i dati relativi all’incidenza calcolata su 100mila abitanti. Da monitorare anche il quadro della Calabria.
In zona bianca punta a rimanere la Sardegna. L’isola mira a rimanere nella fascia con le norme più soft ed ha varato ulteriori misure, come l’ordinanza che impedisce ai non residenti di raggiungere le seconde case, per mantenere l’invidiabile status: la retrocessione, vista l’abolizione della zona gialla in base all’ultimo decreto, comporterebbe il salto diretto in zona arancione.
L’attenzione si sposta già sul report del 26 aprile. Tra una settimana, dopo 15 giorni di zona rossa, per molte regioni arriverà il momento ‘clou’, con la possibilità concreta di tornare all’arancione, con la riapertura delle scuole come primo step. Scalda i motori, in questo senso, soprattutto il Lazio: “La stima dell’indice Rt è in calo”, ha detto l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.
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