Per anni è stata una delle pochissime atlete di colore a vestire l’azzurro; Fiona May ha parlato, tra le tante cose, anche di razzismoin un’intervista alla Stampa.
Dall’alto della sua esperienza passata e presente avverte, adesso che gli stadi sono vuoti: “Oggi il razzismo si manifesta in forme sottili e subdole, la sostanza però non cambia. Servono misure drastiche.
Si è semplicemente spostato, sui social network per esempio: in questi mesi ho letto cose terribili.
Credo sia necessario intervenire con il pugno duro”.
La May propone anche una soluzione: “Una sorta di Daspo sui social: ormai sono come droghe e alcune persone si disperano se restano per poche ore senza Facebook, Twitter o Instagram, figurarsi per mesi.
Ma è una misura che non si può rimandare. Lo stesso vale per combattere il bullismo da tastiera”.
Discorso che non cambia se spostato sui campi, per la campionessa madre di un’altra campionessa, Larissa Iapichino:
“Servono punizioni esemplari da parte dei giudici sportivi. La scusa di non aver sentito i “buu” allo stadio non è più tollerabile: le federazioni devono usare il pugno di ferro”.