Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, ha parlato al Corriere della sera, dopo la vicenda AstraZeneca e la raccomandazione del governo italiano di un uso preferenziale del vaccino anglo-svedese nei soggetti oltre i 60 anni.
“Nessun medicinale è esente da rischi e i vaccini anti Covid non fanno eccezione. È invece sicuro al 100% che senza il vaccino continueranno a morire centinaia di persone al giorno”.
“La posizione del governo italiano, in linea con quella di altri grandi paesi dell’Unione Europea come Francia e Germania, è stata ispirata al principio della massima precauzione.
Questi rari eventi trombotici associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati soprattutto in persone al di sotto dei 60 anni, perlopiù di sesso femminile”.
Nella fascia d’età over 60, spiega Ippolito, “la valutazione tra benefici e rischi è assolutamente maggiore considerando il rischio di sviluppare una malattia grave, la necessità di terapia intensiva ed il rischio di morte”.
Il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani ha continuato citando dati elaborati dall’Università di Cambridge, che pongono a confronto la probabilità di gravi eventi avversi dovuti alla vaccinazione e il rischio di finire in terapia intensiva per Covid-19 non vaccinandosi:
“Il rischio no-vax è sette volte maggiore al rischio vax per i 20-29enni, 30 volte maggiore per i 30-39enni, 100 volte maggiore per i 40-49enni, 240 volte maggiore per i 50-59enni, 640 volte maggiore per i 60-69enni”.
A chi gli domanda cosa significhi nella pratica “uso preferenziale per gli over 60”, Ippolito replica:
“Significa che durante la campagna vaccinale, in condizioni di ampia disponibilità di vaccini come speriamo che sarà a partire da questo mese, le persone al di sotto di quella età in fase di prenotazione potranno essere indirizzate su altri vaccini […] Se non vi fosse questa disponibilità, e sulla base della revisione continua dei dati scientifici che si renderanno disponibili, si potrà decidere di dare AstraZeneca sotto i 60”.
E su chi ha già fatto la prima dose con AstraZeneca, ma fa parte della fascia di popolazione sotto i 60 anni:
“Non vi sono ragioni per le quali non dovrebbe fare anche la seconda. Chi non ha avuto un evento avverso legato al vaccino dopo la prima dose è estremamente improbabile che lo abbia dopo la seconda”.
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