La protesta dei ristoratori di Citta della Pieve: c'è il Covid ma vogliamo riaprire
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La protesta dei ristoratori di Citta della Pieve: c'è il Covid ma vogliamo riaprire

Un sit-in nella città umbra dove il premier Draghi soggiorna in una casa in campagna e ogni tanto vi trascorre del tempo libero

Protesta dei ristoratori a Città della Pieve
Protesta dei ristoratori a Città della Pieve
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18 Aprile 2021 - 12.13


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Le proteste contro le chiusure del settore della ristorazione proseguono, questa volta a scendere in piazza sono i ristoratori di Città della Pieve (Perugia), luogo di soggiorno per vacanze e tempo libero per Mario Draghi: “Vogliamo riaprire subito in sicurezza.
I piatti che oggi abbiamo preparato per donare al presidente del Consiglio Draghi li vogliamo servire nei nostri ristoranti, non ce la facciamo più”: a dirlo è stato Simone Ciccotti, chef perugino e animatore del sit-in che si è svolto a Città della Pieve, per riaccendere i riflettori sui temi della crisi che ha colpito il settore della ristorazione e del food in generale a causa dell’emergenza Covid.
“Vogliamo date certe sulle riaperture.
Poter fare ristorazione all’aperto non basta, soprattutto in questa stagione in cui per mangiare fuori fa ancora freddo”, ha aggiunto Ciccotti, sostenuto, tra gli altri dal maestro della cucina italiana, Gianfranco Vissani e dal produttore di vino Marco Caprai, presenti nel borgo umbro che da oltre dieci anni ospita il premier.
Ma Draghi, in questo fine settimana, è rimasto lontano da Città della Pieve, deludendo le aspettative degli organizzatori dell’iniziativa che avrebbero voluto consegnargli di persona alcuni prodotti enogastronomici dell’Umbria che in questi 15 mesi di pandemia non sono stati serviti nei ristoranti.
Il piatto principale preparato in onore del presidente è stato un “uovo in uovo”, con sopra una grattata di tartufo bianco.
“È un piatto – ha spiegato Ciccotti – che simboleggia la continuità.
E rappresenta anche le nostre volontà, noi vogliamo andare avanti, e anche se siamo stanchi non ci arrendiamo, ma adesso fate i lavorare”.

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