Cambiano le linee guida del ministero sulle cure Covid a casa: antibiotici non sempre e uso di monoclonali
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Cambiano le linee guida del ministero sulle cure Covid a casa: antibiotici non sempre e uso di monoclonali

La nuova circolare del ministero della Salute rivista e corretta è stata firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza

Sede del Ministero della Salute
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27 Aprile 2021 - 07.46


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Il 20 novembre 2020 è stata l’ultima data di revisione delle linee guida del ministero della Salute in materia di cure domiciliari per il Covid.
Ora il ministero ne prevede delle nuove, d’altronde si scoprono  cure più efficaci nell’arco di pochi mesi e, dopo l’ok dell’Aifa, queste possono essere inserite.
Confermato il ‘no’ ai supplementi vitaminici e all’idrossiclorochina, gli antibiotici vanno utilizzati solo in casi particolari. 
Inoltre, fondamentale rimane il monitoraggio della saturazione dell’ossigeno: sotto il 92% va valutato il ricovero e/o ossigenoterapia a casa. 
Nelle fasi precoci di malattia, i medici di base possono indicare l’uso di monoclonali ed il paziente va indirizzato rapidamente ai centri regionali abilitati alla prescrizione. Indicazioni anche per il trattamento dei bambini. 
Sono questi alcuni dei punti della nuova circolare del ministero della Salute che aggiorna le linee guida per le cure domiciliari dei pazienti Covid.
La nuova circolare ‘Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SarsCov2 – firmata dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza – aggiorna la precedente che risale al 30 novembre 2020 ed arriva dopo varie polemiche che hanno portato a ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato.
Quest’ultimo ha oggi ribaltato la decisione del Tar del Lazio e respinto l’istanza cautelare richiesta da un gruppo di medici contro la nota dell’Aifa del 9 dicembre scorso con i “principi di gestione dei casi Covid 19 nel setting domiciliare”, che prevede nei primi giorni di malattia la “vigilante attesa” e la somministrazione di fans e paracetamolo, ponendo indicazioni di non utilizzo di altri farmaci utilizzati dai medici di medicina generale. 
Una questione ‘superata’ con la nuova circolare che esplicita il concetto di “vigile attesa” nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici, indicando che si tratta di una sorveglianza clinica attiva, con costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche del paziente.
Tra le indicazioni si introduce dunque la valutazione sui pazienti da indirizzare nelle strutture di riferimento per il trattamento con anticorpi monoclonali. 
È raccomandato il trattamento nell’ambito di una struttura ospedaliera o contesto che consenta una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi. Il trattamento deve inoltre essere iniziato non oltre i dieci giorni dall’inizio dei sintomi.
Vengono anche date indicazioni più accurate sull’utilizzo dei cortisonici e specificati gli usi inappropriati dell’eparina (da utilizzare solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto) ed i farmaci da non utilizzare (ad esempio la clorochina, mentre non vanno utilizzati routinariamente i corticosteroidi).
L’eventuale utilizzo di antibiotici è invece da riservare esclusivamente ai casi nei quali l’infezione batterica sia stata dimostrata da un esame microbiologico. 
In particolare, nei soggetti a domicilio asintomatici o paucisintomatici si prevedono trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo o Fans in caso di febbre o dolori articolari o muscolari).
Vengono introdotte indicazioni per i bambini: in quelli asintomatici non occorre somministrare alcun farmaco, mentre in quelli che accusano sintomi simil-influenzali è consigliabile, in caso di necessità, somministrare terapia sintomatica con Paracetamolo o Ibuprofene. 
È raro che debbano essere assunti antibiotici, mentre i cortisonici non vanno somministrati.
La circolare indica pure gli utilizzi della telemedicina, sconsigliandola però in alcune situazioni come nel caso di un “paziente non conosciuto prima dell’emergenza sanitaria che al primo contatto mostri anche uno solo dei seguenti segni: stato di coscienza alterato, dispnea a riposo, pressione sistolica minore o uguale 100. 
In questi casi – si legge – è indicata la valutazione in presenza da parte del medico e l’eventuale invio del paziente al ricovero ospedaliero”.
Telemedicina sconsigliata pure per i pazienti con patologie acute, croniche o con disabilità. Inoltre, per rendere omogenea e confrontabile la valutazione iniziale del paziente è importante utilizzare, indica la circolare, una scala specifica (definita Mews) che tenga conto della valutazione di diversi parametri (come frequenza cardiaca, respiratoria, livello di coscienza).
Attraverso la scala Mews, i pazienti vengono stratificati come a rischio basso, medio o alto.

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