Una voce controcorrente proviene proprio da una delle fasce in emergenza: la ristorazione.
Il punto di vista “fuori dal coro” è quello dello chef Giancarlo Morelli che ha sottolineato la sua posizione contraria alle riaperture e la sua personale idea “del tutto particolare rispetto alla maggior parte dei suoi colleghi.
“Io avrei aspettato altri 20 giorni, non avrei riaperto i ristoranti in questa situazione e con queste regole, non con il coprifuoco, ma avrei fatto come in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, vaccinando prima il maggior numero di gente possibile”.
Non vorrei – ha aggiunto lo chef del ristorante Bulk di Milano – che fra poco ci ritrovassimo di nuovo in zona arancione, ma per fortuna ci sta pensando il maltempo, per adesso, ad evitare gli assembramenti in giro”.
“Appena 20 giorni ancora – ha spiegato Morelli – e nel frattempo vaccinazioni a tappeto: che danno si sarebbe potuto fare? E dopo, a metà maggio, magari riaprire, con le regole, certo, ma senza coprifuoco e altre restrizioni. Senza questa libertà vigilata”.
Gli assembramenti, osserva lo chef, “sono dovuti anche all’ansia di dover tornare a casa entro una certa ora e, aprendo senza limiti d’orario, la gente va in giro, e anche nei ristoranti, un po’ per volta. Non si può aprire in questo modo, viviamo in una situazione psicologica frustrante, difficile da sopportare”.
“Diamo regole da rispettare e poi apriamo a pranzo e a sera – ha concluso Morelli – ma senza questa sorta di libertà vigilata. E anche senza la regola che si può mangiare solamente all’esterno, che svantaggia quei ristoratori che un dehors non ce l’hanno o che hanno pochi tavoli fuori dai loro locali”.
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