Gemma Calabresi in una conversazione con Mario: “Caro figlio, sono in pace: ho scelto il perdono”
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Gemma Calabresi in una conversazione con Mario: “Caro figlio, sono in pace: ho scelto il perdono”

Su Repubblica il dialogo tra la vedova del commissario ucciso e il figlio Mario, dopo gli arresti in Francia di Pietrostefani e altri sei condannati per terrorismo

Gemma Calabresi, Mario e Napolitano
Gemma Calabresi, Mario e Napolitano
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29 Aprile 2021 - 08.06


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“Molteplici sono i sentimenti”, afferma Gemma Calabresi. “Prima di tutto un chiaro e forte segno di giustizia e anche di democrazia. Certo, avrebbe avuto un altro senso per la nostra famiglia se fosse accaduto una ventina di anni fa. Tuttavia, penso che, da un punto di vista storico, quello che è successo sia veramente fondamentale […] È un segno di democrazia, perché la Francia, che ha ospitato e tutelato degli assassini per troppi anni, oggi finalmente riconosce e accetta le sentenze dei tribunali italiani”.
L’arresto in Francia di Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi, e di altri sei ex terroristi rossi è stato “un fulmine a ciel sereno, una cosa che non mi aspettavo più”. Così Gemma Calabresi, vedova del commissario ucciso il 17 maggio del 1972, in un dialogo con il figlio Mario pubblicato su La Repubblica. 

Nelle parole della donna, però, non c’è traccia di odio perché – spiega –  “ho fatto il mio cammino, li ho perdonati e sono in pace”. 

“Oggi non mi sento né di gioire né di inveire contro di loro, assolutamente”, prosegue la vedova di Calabresi. “Oggi io sono diversa, ho fatto un mio cammino, ma credo che anche loro non siano più gli stessi. E tra l’altro sono anziani e malati”.

Nessuna voglia di vendetta, dunque, ma una speranza di verità:

“Non voglio illudermi ma penso che sarebbe il momento giusto per restituire un po’ di verità. Sarebbe importante che a questo punto delle loro vite trovassero finalmente un po’ di coraggio per darci quei tasselli mancanti al puzzle”.

Quanto al percorso del perdono, Gemma lo riassume così al figlio Mario:

“Il mio è un cammino di fede […] così ho pensato anche di queste persone responsabili della morte di Gigi. Posso io relegarle tutta la vita all’atto più brutto che probabilmente hanno compiuto? Forse sono stati dei bravi padri. Forse hanno aiutato gli altri. Forse hanno fatto… Questo non sta a me. Però loro non sono solo quella cosa lì, assassini, sono anche tante altre cose. Ecco, questo mi ha aiutato nel mio percorso di perdono”.

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