Migranti picchiati e costretti a rientrare nel proprio paese: ecco come opera la guardia costiera libica
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Migranti picchiati e costretti a rientrare nel proprio paese: ecco come opera la guardia costiera libica

Il video pubblicato da Sea Watch mostra la violenza dei soccorritori: inseguiti da un gommone e bastonati, i migranti sono costretti a tornare in Libia

Migranti libici
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1 Maggio 2021 - 09.43


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Metodi barbari che vanno a scapito della dignità umana quelli utilizzati dalla guardia costiera libica per impedire gli sbarchi dei migranti, loro connazionali.
Inseguiti da un gommone e da una motovedetta della guardia costiera libica, picchiati con un bastone e costretti a tornare nell’inferno della Libia.

E’ solo uno dei cosiddetti soccorsi operati dalla guardia costiera di Tripoli, questa volta documentato dall’equipaggio della Sea Watch 4 che ha pubblicato il video su Twitter.

E’ un weekend di traversate nel Mar Mediterraneo nonostante il maltempo. La Ong tedesca questa notte ha effettuato un quarto salvataggio in 48 ore, soccorrendo un’imbarcazione con 94 persone e adesso ha a bordo 308 migranti e ha chiesto un porto sicuro.

La Ong tedesca, commentando il video del gommone che è stato riportato indietro dai libici sotto i loro occhi, scrive: “Ecco come si svolge un’intercettazione della cosiddetta guardia costiera libica: persone in pericolo picchiate e costrette con la forza a tornare nell’inferno da cui fuggivano. Oggi l’equipaggio di Sea Watch 4 ne è stato testimone e ha documentato i fatti con queste immagini”.

Nei giorni scorsi l’apprezzamento del premier Mario Draghi alla guardia costiera libica durante la visita del premier a Tripoli aveva suscitato polemiche. Poi è stata la volta della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha raggiunto la Libia per un primo incontro con il suo omologo libico chiedendo espressamente il rispetto dei diritti umani dei migranti e il via libera alle agenzie dell’Onu nei centri di detenzione.

Ma le Ong presenti nel Mediterraneo, in questo momento la Sea Watch e la Ocean Viking (che aspettano entrambe la concessione di un porto), continuano a denunciare e documentare le modalità di intervento dei libici, che poco hanno a che fare con un soccorso in mare.

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