Veltroni sul terrorismo e il caso Moro: "Fu ucciso dalle Br, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l’esito"
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Veltroni sul terrorismo e il caso Moro: "Fu ucciso dalle Br, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l’esito"

L’ex segretario del Pd: "Clemenza, solo se c’è verità. L’Italia negli anni del terrorismo fu un paese a sovranità limitata"

Walter Veltroni
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10 Maggio 2021 - 10.08


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L’ex segretario del Pd, Walter Veltroni ha dedicato un libro ad Aldo Moro, Il caso Moro e la Prima Repubblica (Solferino editore).
In una intervista a Repubblica, nel giorno dell’anniversario della morte dello statista Dc , è stato netto riferendosi ai recenti arresti di ex terroristi in Francia: clemenza, solo se c’è verità.

“Ho molto apprezzato le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso a Milano nel 1972 – ha detto Veltroni-. Le parole in cui non invoca la galera per i colpevoli ma chiede verità mi fanno pensare all’esperienza sudafricana dopo l’apartheid: verità in cambio di clemenza”.

Per Veltroni “Moro fu ucciso dalle Br, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l’esito. Non bisogna essere dei dietrologi, categoria alla quale non appartengo, ma neanche dei fessi. Viene rapito l’uomo cerniera della vita politica italiana, nel giorno in cui doveva dar vita alla maggioranza che comprendeva il Pci. Per 55 giorni si apre una trattativa ed è chiaro che in quello spazio si infilano soggetti vari. Gli Usa perché non volevano il Pci al governo e l’Urss perché non voleva che la linea di Berlinguer di sganciamento dal blocco sovietico avesse successo. Poi c’è anche la P2, quel grumo di potere oscuro”.

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E poi Veltroni ha aggiunto:

“Non dico che Moro non sia stato cercato. Ma è chiaro che Moro libero faceva più paura di Moro morto. Dopo, lo Stato trattò per Cirillo, persino usando la camorra. Il ministro Cossiga, al Viminale, aveva intorno tutti uomini della P2. Non credo all’epoca si avesse percezione di tutti quei centri di potere occulto, uno Stato che aveva il marcio dentro. Anche quando arrivano i consulenti americani il loro obiettivo, poi persino dichiarato nei libri, era che Moro morisse. Per questo fu costruita la grande menzogna sulle lettere di Moro. Quelle missive non erano scritte sotto dettatura, ma esprimevano, certo nelle condizioni date, il pensiero di Moro, la sua idea dei rapporti tra persone e Stato”.

L’ex segretario del Pd ha riconosciuto quel che molti giornalisti d’inchiesta, spesso messi in minoranza dalla versione maggioritaria dei fatti, hanno scritto ormai da oltre trent’anni. E, cioè, che l’Italia fu negli anni del terrorismo un paese a sovranità limitata.

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“Fino al 1989 senza dubbio. Dopo, cambia tutto. E infatti, miracolo, dal covo di via Montenevoso a Milano spuntano le carte del sequestro Moro nascoste nell’appartamento. Ma la metabolizzazione dell’instabilità è arrivata fino ai nostri giorni”.

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