"Ero straniero". Così l'Italia condanna all'irregolarità migliaia di persone
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"Ero straniero". Così l'Italia condanna all'irregolarità migliaia di persone

Delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta, solo 11.000 (il 5%) hanno in mano un permesso di soggiorno per lavoro, mentre circa 20.000 sono in via di rilascio. 

La campagna Ero straniero
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

1 Giugno 2021 - 15.36


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“Ero straniero”. E tale sono rimasto per colpa di chi avrebbe dovuto “regolarizzarmi”. E quel “chi” è il sistema-Italia. 

“Tre mesi fa – dichiarano i promotori della campagna Ero straniero – abbiamo denunciato il grave ritardo accumulato nell’esame delle domande di emersione e regolarizzazione avviata nel 2020 con il decreto “rilancio”. 

Torniamo oggi, 1 giugno 2021, a un anno dall’apertura della finestra per presentare le domande con un nuovo dossier di aggiornamento della situazione nei diversi territori, sulla base dei dati raccolti dal ministero dell’Interno e da prefetture e questure attraverso una serie di accessi civici. 

Il quadro, seppur in lieve miglioramento, appare ancora grave in tutta Italia: delle 220.000 persone che hanno fatto richiesta, solo 11.000 (il 5%) hanno in mano un permesso di soggiorno per lavoromentre circa 20.000 sono in via di rilascio. Molto critica, in particolare, la situazione nelle grandi città: a Roma, al 20 maggio, su un totale di circa 16.000 domande ricevute, solo 2 pratiche sono arrivate alla fase conclusiva e non è stato ancora rilasciato alcun permesso di soggiorno. A Milano, su oltre 26.000 istanze ricevute in totale, poco più di 400 sono i permessi di soggiorno rilasciati”.

Nel dossier, oltre all’analisi dei dati relativi allo stato delle pratiche  sono state raccolte alcune testimonianze di chi sta aspettando di sapere se avrà o meno i documente potrà uscire dall’invisibilità. Ma anche di tanti datori di lavoro sconcertati per i tempi lunghissimi, come ha dichiarato un datore di lavoro a Bologna: “Io sono furioso. Sono nove mesi che non sappiamo niente. Ma si possono lasciare le famiglie appese così?”.

Sono pesanti le conseguenze di tale ritardo sulla vita di queste persone e riguardano nuovi insormontabili ostacoli burocratici, a partire dalla difficoltà di accesso al sistema sanitario nazionale e alle vaccinazioni, con un impatto inevitabile anche a livello di salute pubblica nel contesto di emergenza che stiamo vivendo. Questa la testimonianza di un’assistente familiare in emersione a Milano: “Ti rimandano indietro. Dicono che con permesso provvisorio l’iscrizione a Servizio Sanitario non si può fare. Ma non è vero! Io ho diritto a medico di base! Quando sarò vaccinata? Ho 55 anni, le persone della mia età a Milano possono già prenotare sull’internet. E se io mi ammalo, chi sta con la mia signora, che ha 89 anni? Mi mandano via!”.

Infine, il dossier prova a spiegare come mai, nonostante fosse stato previsto già nel decreto che ha dato il via alla “sanatoria”, il personale aggiuntivo destinato alle prefetture proprio per l’esame delle pratiche di regolarizzazione sia entrato effettivamente in servizio – e neanche dappertutto – solo i primi di maggio scorso, contribuendo significativamente al prolungarsi dei tempi per le decine di migliaia di pratiche negli uffici competenti in tutt’Italia. 

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Truffati e mazziati

 “Il Comune di Napoli chiede le visure catastali! Ti rendi conto? In una città dove è frequente trovare annunci di case in affitto solo per stranieri, perché  sono appartamenti fatiscenti, in condizioni indicibili, nessun italiano ci abiterebbe…e ai migranti li affittano per 300 euro al mese…e poi per la sanatoria chiedi l’idoneità? Ma tanto sappiamo tutti che ci sono geometri o architetti che si fanno pagare 1500 euro per rilasciare falsa certificazione…chi riesce a recuperare i soldi, paga, gli altri saranno tutti rigettati.” (M., attivista, Napoli) 

Anche nella fase di presentazione delle domande, moltissimi cittadini stranieri sono rimasti truffati: CAF improvvisati o presunti professionisti che si sono fatti pubblicità  sui social, facendosi pagare anche cifre molto alte, sono spariti una volta intascati i soldi per seguire la pratica. D’altronde la complessità  della norma rendeva impossibile, per queste persone, poter presentare da soli la domanda. 

“Moltissimi si sono rivolti a dei CAF privati, che poi li hanno abbandonati. I prezzi per attivare la pratica on line, qui a Milano, variavano da 400 fino a 7000-8000 euro. Molti non hanno nemmeno una ricevuta in mano, cosa che ci fa pensare che in realtaà la domanda non sia affatto stata inoltrata”. (R., operatrice, Milano) 

“In tanti si sono fatti seguire, a pagamento ovviamente, da CAF nati apposta per l’occasione, che poi non hanno più seguito le pratiche. Delle truffe, semplicemente…diffusissime, certo, e non solo qui.” (T., operatore, Roma) 

Un’altra preoccupazione riguarda la documentazione accettata come prova di presenza in Italia prima dell’8 marzo 2020, richiesta dalla norma. Anche in questo caso c’è estrema discrezionalità nei territori. Ad esempio, a Udine non è stato accettato un contratto con un gestore telefonico risalente al 2018. A Bologna e Treviso, invece, sono stati ritenuti validi contratti del 2016. Un intervento del Ministero con indicazioni chiare in questo senso sarebbe opportuno. 

“Sulle prove di presenza ci sarà un grosso problema…la Prefettura non accetta nemmeno le cose stabilite dalle FAQ del Ministero, fanno problemi su tutto, è evidente l’atteggiamento pregiudiziale.” (L., operatore, Bergamo) 

“Come prova di presenza, la Prefettura di Brescia non accetta nemmeno la documentazione sanitaria: scrive alla ASL per avere conferma, e se non ottiene risposta entro dieci giorni, rigetta l’istanza (A., operatore e attivista, Brescia). 

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La salute negata

“A Roma, abbiamo un ventaglio di situazioni. In alcune ASL non hai diritto a nulla, hanno rimandato indietro un neonato che aveva bisogno di una radiografia perché  la mamma è una colf peruviana in attesa di sanatoria. Magari in altri presidi c’è il medico informato, che si attiva personalmente, parla coi colleghi…ma è discrezionale(M., operatrice, Roma). 

“Una settimana fa un ragazzo pakistano in emersione è stato ricoverato d’urgenza in ospedale per un’ulcera perforante, ed è stato operato. Il giorno della dimissione volevano fargli pagare l’intero importo della prestazione! Abbiamo dovuto spiegare noi al personale sanitario che la tessera sanitaria gliela devono dare loro, e obbligatoriamente…alla fine si è risolto…ma se non ci fossimo stati noi?” (G., operatrice, Arezzo) 

“Ti rimandano indietro. Dicono che con permesso provvisorio l’iscrizione a Servizio Sanitario non si può fare. Ma non è vero! Io ho diritto a medico di base! Quando sarò vaccinata? Ho 55 anni, le persone della mia età a Milano possono già prenotare sull’internet. E se io mi ammalo, chi sta con la mia signora, che ha 89 anni? Mi mandano via!” (E., peruviana, assistente familiare in emersione a Milano) 

“Io sono andata dal medico di famiglia della signora che assisto… Lui mi ha detto che con la ricevuta della sanatoria non posso fare niente, neanche esami del sangue” (F., Marocco, assistente familiare in emersione a Bergamo). 

“Sono andata in ospedale con il permesso provvisorio, mi dovevo operare a un ginocchio. Quando lo hanno visto, mi hanno detto “con quello non ti fai operare, con quattromila euro sì.” (A., Bolivia, assistente familiare in emersione a Bergamo) 

L’impossibilità di vaccinarsi ha ripercussioni particolarmente gravi nell’ambito del lavoro di cura: sempre più spesso lavoratori e lavoratrici badanti vengono licenziati per paura del contagio, o al contrario segregati in casa, senza nessun diritto a riposo o a straordinari. 

“A moltissime badanti è impedito di uscire di casa, da mesi. Un po’ è la paura del Covid, ma i datori di lavoro ne approfittano, e le ricattano: le fanno lavorare anche il giovedì pomeriggio e la domenica senza pagargli gli straordinari, non gli danno lo stipendio pattuito, gli fanno pagare i contributi al posto loro. E se si lamentano, le minacciano di non presentarsi a firmare il contratto.” (R., operatrice, Milano) 

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“Il fenomeno delle badanti sequestrate, perché di questo si tratta, è diffusissimo. Una ragazza seguita da noi in questi dieci mesi sarà  uscita otto volte, non di più. Non le fanno uscire nel giorno libero, nelle due ore al giorno in cui avrebbero diritto al riposo, mai. Psicologicamente è terribile.” (C., operatrice, Roma) 

“Lavoro a Castelluccio come badante, ho 52 anni. Ho fatto sanatoria a luglio. Da allora, sono uscito di casa tre volte. E tutte e tre (dovevo mandare i soldi a casa con money transfer) mi ha accompagnato in macchina il figlio del signore, e mi ha aspettato fuori. L’unica cosa che posso fare è buttare la spazzatura. Per questo, quando lo faccio, mando messaggio a mio cugino che vive qui, così ci possiamo salutare vicino al bidone dell’immondizia. Mi fanno lavorare sempre, anche domenica, hanno spesso ospiti anche se c’è il Covid. Pagano 800 euro al mese invece dei 1200 che avevano promesso. E se dico qualcosa, mi dicono “e dov’è il documento che dice che la domenica puoi uscire?” (C., Peru, assistente familiare in emersione ad Arezzo). 

Il Parlamento batta un colpo

“Alla luce di quanto emerso dal monitoraggio di questi mesi – concludono i promotori – la campagna Ero straniero ribadisce la richiesta al ministero dell’Interno di intervenire immediatamente per superare gli ostacoli burocratici e velocizzare l’iter delle domandein modo che le quasi 200.000 persone ancora in attesa di risposta possano al più presto perfezionare l’assunzione. Nello stesso tempo, sappiamo che non sarà sufficiente questa misura a risolvere il problema della creazione costante di nuova irregolarità, come dimostra quanto accaduto con le sanatorie negli ultimi vent’anni. Anche perché una gran parte di persone senza documenti ne è stata esclusa, vista la limitazione a pochi settori lavorativi. Continuiamo per questo a chiedere a governo e Parlamento un intervento a lungo termine che permetta di ampliare le maglie della regolarizzazione e favorire legalità e integrazione, a partire da uno strumento di emersione sempre accessibile, senza bisogno di sanatorie, che dia la possibilità a chi è già in Italia e rimane senza documenti, di regolarizzare la propria posizione se ha la disponibilità di un lavoro o è radicato nel territorio. E, più a monte, nuovi meccanismi di ingresso per lavoro o ricerca lavoro. Soluzioni, queste, previste nella proposta di legge di iniziativa popolare della campagna Ero straniero, ferma in Commissione affari costituzionali della Camera, la cui approvazione non può più aspettare”. 

 

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