Una storia terribile che dimostra come la lotta per la libertà e l’autodeterminazione sia indispensabile.
“Di nuovo una ragazza scomparsa, probabilmente uccisa dallo zio e da due cugini di origini pakistane, perché rifiutava un matrimonio combinato. Una storia di orrore, non isolata, accompagnata anche da tante storie che continuamente ascoltiamo di ragazze che si sono salvate, ma che sono dovute fuggire dalla propria casa, che hanno pagato il coraggio della libertà e dell’emancipazione dovendo affrontare incredibili difficoltà”. Lo scrive su Facebook il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.
“Ragazze spesso offese due volte. Offese da un’identità chiusa,- prosegue il leader di SI- che si vuole immodificabile, difesa da famiglie che impongono pratiche religiose tradizionali e maschiliste. E offese anche da un Paese che ghettizza e quindi abbandona sole e soli con i loro problemi i e le giovani migranti di seconda generazione, la cui cultura sta evolvendo verso nuove libertà e diverse identità. Una storia non isolata, anche perché si aggiunge a centinaia di altre storie in cui è l’amante, il marito, il compagno ad uccidere. Ricchi, poveri, italiani, stranieri: purtroppo tutti i dati ci dicono che la violenza contro le donne non ha ceto sociale e nemmeno nazionalità, e miete centinaia di vittime ogni anno”.
“Mi colpisce il silenzio della politica, come se non potessimo fare nulla, come se non avessimo strumenti culturali e legislativi per mettere a fuoco il problema e agire per sostenere chi chiede libertà di scelta. Mi ferisce anche come uomo, perché invece sappiamo che possiamo fare molto. A cominciare dalle scuole, dove attraverso educazione e informazione possiamo sostenere i percorsi di emancipazione di tutti e tutte, lavorando per costruire una società finalmente libera dal patriarcato e da retaggi religiosi imposti. Insegnare il rispetto del corpo, insegnare a gestire le emozioni, educare alla differenza, informare sulla sessualità, far incontrare le ragazze e i ragazzi con i servizi antiviolenza e seguire i loro percorsi, proteggendoli, quando sarebbe necessario, come sarebbe stato necessario nel caso di Saman Abbas”.
“Si può fare, anzi si deve fare. Da tanti anni la sinistra si batte per l’introduzione dell’ora di educazione sentimentale nelle scuole e per accrescere il finanziamento ai centri anti-violenza. Da tanti anni- conclude Fratoianni- chiediamo che ci siano campagne informative specifiche contro la violenza sulle donne, contro omofobia e transfobia rivolte alle giovani generazioni. Perché non si riesce a fare questo piccolo passo verso un futuro migliore? Perché – dobbiamo ripeterlo – abbiamo un problema con la laicità dello Stato e della scuola pubblica.
L’idea che amore, sessualità, emozioni siano temi che debbono restare fuori dalla scuola, l’idea che siano questioni da lasciare alle famiglie o ad internet, produce mostri. E fa male, molto male, a tutti coloro che hanno qualcosa da cui liberarsi.
Argomenti: femminicidio