Razzismo a Spoleto: "La professoressa ha dato dello 'scimmione' a mio figlio e invitato a isolarlo"
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Razzismo a Spoleto: "La professoressa ha dato dello 'scimmione' a mio figlio e invitato a isolarlo"

La denuncia arriva dal padre del ragazzo di origini nordafricane: "Ha esortato la classe ad isolarlo e non è la prima volta che accade"

Razzismo in una scuola a Spoleto
Razzismo in una scuola a Spoleto
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12 Giugno 2021 - 14.29


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Una storia da far leggere a chi pensa che il razzismo nel nostro paese non esista e che le scuole siano immuni da certi comportamenti, nonostante siano i luoghi in cui occorre insegnare che le diversità siano un valore.

“La professoressa ha dato dello ‘scimmione’ a mio figlio in sua assenza, esortando la classe a isolarlo”: a raccontarlo è il papà del ragazzino, di origini nordafricane, ma da sempre residente a Spoleto dove frequenta una scuola media, che ha quindi deciso di presentare una querela su quanto sarebbe accaduto. Il fascicolo alla procura della città umbra sarebbe ancora aperto.
“L’episodio – spiega ancora il padre – è accaduto nell’ottobre scorso, prima che iniziasse la didattica a distanza. Non era il primo episodio e quindi ho deciso di sporgere denuncia ai carabinieri”.

Nell’atto vengono riferiti tre episodi, di cui due coinvolgono – stando alla denuncia – altrettante professoresse, insegnanti nelle classi del ragazzino. Il terzo episodio riguarda invece un diverbio tra coetanei.

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“Fatti che ho sempre riferito al preside dell’istituto scolastico, dopo l’episodio di ottobre il dirigente scolastico mi disse che se lo avessi ritenuto opportuno avrei potuto presentare una denuncia, è così ho fatto”, racconta ancora l’uomo.

 “Non feci nulla invece – aggiunge – quando la professoressa continuava a chiamare mio figlio con un nome italiano e non con il suo chiaramente di origine araba. In quell’occasione mio figlio si era permesso di chiedere alla professoressa di essere chiamato con il suo vero nome, ma l’insegnante – racconta il papà anche ai carabinieri – gli disse che lei lo chiamava come voleva e se non gli stava bene poteva tornarsene al suo Paese”.

“Mio figlio – dice ancora il padre – adesso non vuole più andare a scuola ed è seguito da uno psicologo. Gli è stato creato un danno grande e alla magistratura chiedo soltanto di fare il suo corso e accertare quanto accaduto”.

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