L'ex pm Davigo indagato a Brescia per rivelazione del segreto d'ufficio. E i social si scatenano
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L'ex pm Davigo indagato a Brescia per rivelazione del segreto d'ufficio. E i social si scatenano

Nell'aprile 2020 il pm Storari gli consegnò verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Amara, ex avvocato esterno Eni, aveva reso su un'asserita associazione segreta

Piercamillo Davigo
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17 Luglio 2021 - 11.59


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Ora lui è diventato la vittima dei social: l’ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite è indagato a Brescia per rivelazione del segreto d’ufficio. Secondo quanto scrive” Il Corriere della Sera”, a Davigo nell’aprile 2020 il pm Storari consegnò verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Amara, ex avvocato esterno Eni, aveva reso su un’asserita associazione segreta, denominata e condizionante toghe e alti burocrati dello Stato: controverse dichiarazioni che per Storari andavano chiarite rapidamente, anziché a suo avviso relegate “in un limbo di immobilismo investigativo dai vertici della Procura”. 

Piercamillo Davigo, racconta “Il Corriere della Sera”, era consigliere Csm sino al pensionamento nell’ottobre 2020, ex pm di Mani pulite e giudice di Cassazione.

A Davigo nell’aprile 2020 il pm Storari consegnò (in formato word non firmato) i verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Amara, ex avvocato esterno Eni, aveva reso (appunto a Storari e al procuratore aggiunto Laura Pedio) su un’asserita associazione segreta, denominata e condizionante.

Leggi anche:  Pd contro governo: "La destra deve capire che non comanda sulla magistrarura"

L’11 maggio scorso in tv a Di Martedi’ Davigo spiegò che Storari gli aveva dato quelle carte per l’impasse in Procura a Milano.

Per Davigo il problema era “che, quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti, se sono vere e’ grave, ma se sono false e’ gravissimo: quindi, in un caso e nell’altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive. Mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione”.

Per Davigo, “la necessità di informare in maniera diretta e sicura i componenti del Comitato di presidenza Csm (perché questo dicono le circolari”). L’ex pm di Mani Pulite ne aveva parlato, “in misura e in momenti diversi, quantomeno al vicepresidente Csm Ermini; agli altri due membri del Comitato, il procuratore generale e il presidente della Cassazione, Giovanni Salvi e Pietro Curzio; nonché (per spiegare i propri raffreddati rapporti con il consigliere Ardita evocato da Amara) ad alcuni consiglieri Csm e all’onorevole Morra, presidente dell’Antimafia”. 

Subito dopo la diffusione della notizia i social si sono scatenati. Ovviamente per rinfacciare al magistrato definito da qualcuno un ‘giustizialista’ il fatto di essere finito nel mirino di una procura.

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