Un vero e proprio atto d’accusa quello del gip di Pavia Maria Cristina Lapi, secondo la quale l’assessore autosospeso deve rimanere ai domiciliari in quanto e’ necessaria una “misura che limiti provvisoriamente ma fortemente la libertà di circolazione in capo a un soggetto che, per sua stessa ammissione, ha dichiarato di non essere in grado di gestirla (una situazione come quella, ndr) senza gravissimi rischi per la collettività”.
Il reato rimane l’eccesso colposo di legittima difesa, ma il giudice non esclude che, con gli sviluppi processuali, possa cambiare. Resta “la grave sproporzione tra azione e aggressione subita”, considera il giudice che va “valutata considerando le qualità professionali di Adriatici” dalle quali “deriva un’aspettativa comportamentale proporzionalmente inversa rispetto alla condotta tenuta”.
Questo comporta “una giudizio negativo di personalità e di rimproverabilita specifica nel governo di situazioni di pericolo, neppure eccezionale, che non può non condurre a un’attenuazione radicale della fiducia che la collettività deve poter riporre nel comportamento di ciascun consociato quindi anche del prevenuto, nell’ottica della dovuta salvaguardia di beni giuridici superiori”.
“A ciò si aggiunge – annota il giudice – l’abitudine, riferita dallo stesso Adriatici, di passeggiare con in tasca o nella fondina una pistola con il colpo in canna e priva di sicura che evidenzia certamente una consuetudine comportamentale che è alla base della condotta oggi oggetto di valutazione (essendo evidente che, se l’avesse rimossa all’atto dello sparo, il titolo muterebbe indubbiamente da colposo a doloso)”.
Il capo d’imputazione della Procura diretta dall’aggiunto Mario Venditti, mentre le indagini sono del pm Roberto Valli, ‘cristallizza’, salvo colpi di scena, quanto accaduto in quella tragica serata: Adriatici “dopo essere stato aggredito da El Boussetaoui Youns con una violenta manata al volto che determinava la caduta degli occhiali che inforcava ed essere conseguentemente caduto a terra, costretto dalla necessita’ di difendersi dal pericolo attuale dell’offesa ingiusta provocata dal tentativo di quest’ultimo di avvicinarsi ulteriormente per colpirlo nuovamente , esplodendo un colpo d’arma da fuoco” ne causava la morte”.
Questo “per colpa consistita nell’eccedere i limiti imposti dalla necessità per la sproporzione dell’errata valutazione del pericolo determinato dall’aver battuto violentemente la tesa a seguito della caduta e nel trovarsi sdraiato a terra, vedendo incombere su di se’ l’aggressore”.
L'atto d'accusa del gip contro il leghista Adriatici: "Da lui gravi rischi per la collettività"
Il giudice: "A ciò si aggiunge l'abitudine di passeggiare con in tasca o nella fondina una pistola con il colpo in canna e priva di sicura che evidenzia certamente una consuetudine comportamentale"
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25 Luglio 2021 - 19.00
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