In un’intervista, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha chiarito il senso della proposta dell’associazione degli industriali, accusata di voler imporre unilateralmente la vaccinazione nelle aziende, sotto minaccia di togliere lavoro e paga a chi non ce l’ha.
“Nel quadro di regole attuale, dunque con piena tutela della privacy e della libertà di scelta dei singoli, l’uso del Green Pass prevede tre criteri: il vaccino, l’immunità per aver contratto il Covid o il tampone. Mai chiesto di rendere il vaccino obbligatorio per accedere al luogo di lavoro. E mai parlato di applicazione unilaterale”.
Ha poi proseguito: “Ho sentito troppi commenti a caldo, fatti senza aver letto cosa in realtà avevamo detto esattamente. C’è stata una strumentalizzazione da parte di chi vuole rimettere in discussione i vaccini o magari vuole rivedere lo sblocco dei licenziamenti”.
“Il Governo sta ascoltando tutti per farsi un quadro della situazione – ha proseguito Bonomi – C’è un aumento di contagi legato alla variante Delta e anche a Confindustria ha chiesto delle valutazioni, che abbiamo dato in una nota scritta. L’obiettivo di fondo è consolidare la ripresa per recuperare il reddito e il prodotto perduti, per tutelare i posti di lavoro e perché in pandemia abbiamo contratto un debito astronomico. E l’unica minaccia a una crescita sostenuta oggi è il virus. Quella minaccia va ridotta al minimo possibile”.
Sulle soluzioni possibili per introdurre il green pass in azienda, Bonomi si è detto convinto che “ci sarà una convergenza”, perché le soluzioni possibili “sono tante”.
Però “non ci si può far trovare ancora una volta impreparati e vorrei proprio vedere quali sindacati sono contrari alla tutela della salute dei lavoratori. Di certo una nuova ondata non deve fermare il lavoro e le imprese, il Paese non se lo può più permettere”.
Non è d’accordo Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria: “I no vax esistono, si stima rappresentino tra il 15 e il 20% della popolazione e sono rigorosamente protetti dalla privacy. Le stesse percentuali si ripresentano, in piccolo, anche in azienda. E rinunciare al 15/20% dei collaboratori – perché non vaccinati – vuol dire fermare gli impianti”.
“Io che le fabbriche le ho e le frequento non sono assolutamente d’accordo. È impensabile in questo momento di ripresa solida delle attività, si tratterebbe di induzione alla chiusura aziendale” spiega ancora il numero uno di Confimi Industria “poi si piangerà quando chiuderemo definitivamente, quando si apriranno i tavoli di crisi al Mise.Da quasi 18 mesi, in azienda si lavora rispettando il protocollo condiviso con i sindacati e la sanità regionale per contenere la diffusione del virus e infatti non si sono registrati casi di focolai in fabbrica” ha sottolineato Agnelli e, in vista del confronto col Governo e le parti sociali chiude “Se certi industriali avessero davvero delle proprie fabbriche non farebbero il verso al governo, piuttosto aiuterebbero i decisori politici a capire le difficoltà reali e non quelle ideologiche”.
Carlo Bonomi è d'accordo: "Green pass per accedere al luogo di lavoro"
l presidente di Confindustria: "Il Paese non può più permettersi chiusure"
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26 Luglio 2021 - 10.49
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