Il Green Pass non accontenta tutti, e oltre alle proteste dei giorni scorsi, anche i parchi divertimento esprimono la loro insoddisfazione.
Un provvedimento “condivisibile nella teoria” ma “non attuabile nella pratica con un termine di tempo così ravvicinato”.
L’associazione Parchi permanenti italiani, aderente a Federturismo-Confindustria, esprime “profonda sorpresa e rammarico” per l’obbligo di green pass per accedere ai parchi divertimento a partire dal 6 agosto.
Così lo Stato, attacca il presidente Giuseppe Ira, “rischia di discriminare il 50% dei cittadini, senza peraltro avere le risorse necessarie per garantire loro l’accesso al green pass, qualora ne facessero richiesta”. La decisione, prosegue, ha ripercussioni “purtroppo già evidenti e preoccupanti sulle aziende del nostro settore, a cui per l’ennesima volta è riservato un trattamento iniquo”.
Le attività dei parchi divertimento sono soggette a “rigorosi” protocolli di sicurezza e si svolgono all’aperto, ricorda Ira, al pari di spiagge, giardini pubblici e ristoranti all’aperto, accessibili senza green pass. È poi “emblematica la differenza di trattamento” con le piscine all’aperto: obbligo di green pass per i parchi, entrata libera per le seconde. Un altro limite è poi l’applicazione del green pass dai 12 anni in su.
Così in queste ore fioccano le disdette e le richieste di risarcimento: dopo quasi otto mesi di chiusura forzata, le aziende hanno riaperto dal 15 giugno e stavano registrando un buon andamento, migliore rispetto allo stesso periodo del 2020.
Ma ora appunto su rischia “una brusca interruzione nel mese più importante: è assurdo creare allarmismi prima di Ferragosto”.
Senza dimenticare che i 20 milioni di euro per il settore previsti dal decreto Sostegni sono stati “inspiegabilmente assegnati alle Regioni, comprese quelle che non hanno parchi: già sono pochi soldi, in più sono stati mal gestiti, con il risultato che nessuno dei nostri Associati ha ricevuto contributi”. L’Associazione, conclude il presidente, ha in calendario un incontro con il ministro del Turismo Massimo Garavaglia il 6 agosto perché “la discriminazione del governo nei nostri confronti è diventata inaccettabile: le istituzioni devono rendersi conto che sono in gioco migliaia di posti di lavoro e la sopravvivenza stessa di molte imprese”.
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