Il dramma di Ocean Viking: da 4 giorni con 553 persone a bordo in attesa di sbarcare
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Il dramma di Ocean Viking: da 4 giorni con 553 persone a bordo in attesa di sbarcare

Una nota di Sos Mediterranée che chiede alle autorità marittime di assegnare un luogo sicuro senza ulteriori ritardi

Ocean Viking in attesa
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5 Agosto 2021 - 18.11


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Ancora un’altra drammatica attesa in mare aperto per la nave soccorso Ocean Viking.
“Assegnazione di un luogo sicuro senza ulteriori ritardi”. Albera, coordinatrice ricerca e soccorso: “L’incertezza aggiunge sofferenze inutili a una situazione già terribile”.

“Da quattro giorni la Ocean Viking, in acque internazionali nel Mediterraneo centrale, è in attesa dell’assegnazione di un luogo Sicuro per i 553 superstiti a bordo. Ma al momento non si intravede nessuna soluzione per il loro sbarco”. 
E’ quanto si legge in una nota di Sos Mediterranée che “chiede alle autorità marittime di assegnare un luogo sicuro senza ulteriori ritardi e agli Stati membri dell’Ue di riattivare un meccanismo di sbarco e ricollocazione che supporti gli Stati costieri nel coordinamento degli sbarchi. Lo scorso fine settimana, la Ocean Viking – nave di soccorso gestita dall’organizzazione civile marittima e umanitaria Sos Mediterranée – ha salvato 553 persone da sei imbarcazioni in difficoltà nel Mediterraneo centrale, nella totale assenza di coordinamento da parte delle autorità marittime. 
Una donna incinta ha dovuto essere evacuata d’urgenza dalla guardia costiera italiana insieme al suo compagno martedì scorso. I 553 sopravvissuti, tra cui 119 minori, 4 donne incinte e un bambino di 3 mesi, soffrono il caldo soffocante sul ponte della Ocean Viking e hanno urgente bisogno di sbarcare in un Luogo Sicuro, come del resto i 257 superstiti attualmente a bordo della Sea Watch 3.
Molti naufraghi erano già esausti quando sono stati salvati dall’equipaggio di Sos Mediterranée e sono tuttora in condizioni di estrema fragilità. Molti di loro riportano ustioni da carburante, mal di mare e dolori corporei. 
Alcuni sopravvissuti sono svenuti a causa del calore. “Con questo caldo, nello spazio ristretto del ponte, la situazione non può che peggiorare giorno dopo giorno” dice Luisa Albera, coordinatrice della ricerca e del soccorso a bordo della Ocean Viking. “Una nave può essere solo una soluzione di passaggio fra una situazione di pericolo a un luogo di sicuro a terra. Far aspettare per giorni persone che sono scampate alla morte in mare prima di sbarcare significa mettere a rischio la loro salute fisica e mentale. L’incertezza aggiunge sofferenze inutili a una situazione già terribile. 
Ci sono state troppe situazioni di stallo in mare negli ultimi tre anni e ho visto le gravissime conseguenze sui sopravvissuti, sottoposti a forte stress psicologico”.
La Ocean Viking ha inviato diverse richieste alle autorità marittime competenti per ottenere un luogo sicuro dove sbarcare gli uomini, le donne e i bambini salvati in mare questo fine settimana. “Gli Stati membri europei si sono mobilitati in passato e hanno mostrato solidarietà verso gli stati costieri che accolgono i sopravvissuti nei loro porti. Abbiamo bisogno che si facciano avanti ora per permettere lo sbarco e il trasferimento dei sopravvissuti della Ocean Viking e della Sea Watch 3”.
Le sei barche salvate dalla Ocean Viking sono partite dalla Libia, secondo quanto riportato dai naufraghi. Alcuni hanno riferito di aver trascorso fino a tre giorni in mare prima di essere salvati. Questa settimana, i sopravvissuti hanno raccontato al team di bordo gli orribili abusi che hanno subito in Libia e il loro tentativo di traversata via mare. “Quando siamo saliti sulla barca, i trafficanti ci hanno picchiato.
Avevano pistole più grandi del mio braccio. Abbiamo finito rapidamente l’acqua e il carburante. Non avevamo un telefono satellitare, non avevamo modo di contattare nessuno. A un certo punto, abbiamo visto una barca vuota in mezzo al mare, forse avevate salvato le persone, o forse erano state nuovamente catturate dai libici. Sulla barca vuota abbiamo trovato bottiglie d’acqua e una tanica di carburante. E così abbiamo continuato, e abbiamo solo pregato e pregato, e grazie a Dio ci avete trovato” ha spiegato Zidane, uno scrittore 31enne dello Yemen, a un membro del team Sos Mediterranée a bordo. Zidane ha passato 17 ore nella stiva di una barca di legno, stipato sottocoperta con altre 24 persone. È stato salvato dal team il 1° agosto, dopo che la Sea Watch 3 aveva avvistato la barca mentre procedeva verso un’altra barca in difficoltà.
“Nella completa assenza di mezzi marittimi per il soccorso e di un coordinamento efficace, sono centinaia le persone in difficoltà negli ultimi giorni nel Mediterraneo centrale.
Nonostante i numerosi tentativi di ottenere il coordinamento delle autorità marittime in tutte le fasi di ogni salvataggio, nessuna delle sei operazioni di soccorso dalla Ocean Viking è stata coordinata dagli organi statali competenti. Tutti i salvataggi sono avvenuti in acque internazionali: quattro nella regione di ricerca e salvataggio libica (Srr), uno nella Srr tunisina e uno nella Srr maltese. Con il mare calmo, che ha consentito le partenze, oltre alle 555 persone salvate da Ocean Viking questo fine settimana, la Ong Sea-Watch ha salvato oltre 250 persone, alcune delle quali sono state evacuate d’urgenza.
Centinaia di altre persone sono state segnalate in pericolo lunedì. La barca a vela Nadir di ResQship, che sta monitorando il Mediterraneo centrale, ha assistito diverse barche in difficoltà, due persone in condizioni critiche hanno ricevuto un trattamento medico d’urgenza a bordo. Un uomo ha dovuto essere rianimato da personale paramedico prima di essere evacuato e trasferito a Malta. La maggior parte delle barche sono state soccorse dalle guardie costiere italiane, maltesi e tunisine ore dopo che le Ong avevano segnalato le situazioni di loro pericolo e inviato un mayday. Soso Mediterranée ribadisce il suo appello urgente per la necessità di un maggior numero di mezzi di ricerca e soccorso guidati dagli Stati europei e per un coordinamento efficace della ricerca e del soccorso in mare. La solidarietà europea è assolutamente necessaria. Vite umane dipendono da questo”.

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