Buttare il bambino con l’acqua sporca è un rischio sempre più ricorrente nel veloce mondo della comunicazione giornalistica, catalizzata e amplificata dai social, oggi.
La vicenda del Museo nel Bunker costruito durante l’occupazione tedesca presso le Fonti Centrali di Recoaro Terme ha suscitato scalpore a livello nazionale per la presenza di guide in divisa dell’esercito della Whermacht. Scelta a dir poco infelice, ma da attriburisi non alla nostalgia di passati regimi, ma alla scarsa competenza di chi ha deciso di usare dei figuranti in modo superficiale e inapropriato.
Questo errore grave ma che rischia di screditare il lavoro che appassionati e competenti storici che hanno costituito un’associazione e hanno portato alla luce quello che il territorio, a monte della valle dell’Agno, aveva vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale: una massiccia occupazione Nazifascista che ha portato ferocia e morte, ed essere stato il luogo dove si era rifuggiato Albert Kesselring e dove è stata decisa la resa.
L’Associazinoe Bunker con pochissimi fondi messi a disposizione dalla Comunità montana, e in sinegia con l’Associazione Alpini e l’Associazione Nazionale Carabinieri, a partire dal 2004, ha mappato, sistemato e reso accessibili divesi bunker. Il Bunker delle Fonti Centrali è il principale e il più grande, ma non è l’unico. C’è una rete articolata che attraversa gran parte del paese.
Inoltre a Recoaro ci sono diversi “sentieri Partigiani”, percorsi che sono stati resi accessibili e dove il visitatore, immerso nella natura, può camminare e comprendere dove si muovevano le formazioni che hanno lottato per la Liberazione del Paese.
Come si può leggere in una nota diffusa dal Comune in questi giorni: “Recoaro Terme rappresenta un unicum di rara importanza in campo storico. Ancora oggi ci si stupisce quando si apprende che la resa tedesca che i libri di storia datano al 29 aprile 1945 a Caserta, in realtà, sia stata decisa e definita proprio a Recoaro Terme.”
La comunicazione di questi giorni rischia di gettare un’ombra buia su un patrimonio storico collettivo etichettando erroneamente un paese come nostalgico.
Il problema è stato nella scelta di vestire i figuranti, scelta di cattivo gusto che denota una certa superficialità e forse incompetenza nelle scelte legate alla comunicazione. Ignoranza della gravità del gesto.
Non ci si inventa curatori storico-artistici, ci sono delle competenze per questi ruoli. Le forme del comunicare sono importanti, lo è il “come” si comunica non solo “il contenuto di quello che si comunica”. Se in nessun museo della memoria, nessun campo di concentramento oggi visitabile, c’è qualcuno in divisa delle SS o della Whermacht che fa da guida ci sarà un perchè?
Tanto quanto la Storia richiede ricerca, la cura di un progetto culturale richiede visione consapevole, sensibilità e competenza, altrimenti si rischia di dare messaggi sbagliati e di compromettere il valore di quello che vuole promuovere, in questo caso parte patrimonio storico di Recoaro Terme.